lunedì, febbraio 25, 2008

NO alla riduzione del peso del Contratto Nazionale

In questi anni i salari italiani hanno subito una catastrofe, siamo precipitati tra gli ultimi dei paesi occidentali e siamo diventati penultimi in Europa. Ora tutti dicono che bisogna aumentare i salari, ma in concreto le ricette che vengono proposte non portano affatto al miglioramento delle retribuzioni.
Cgil, Cisl e Uil hanno definito una bozza di documento nel quale si propone una riforma del sistema contrattuale che aggrava i difetti della concertazione, che è la causa della caduta dei salari. Questo perché:

  1. il contratto nazionale ha dato sinora pochi risultati perché vincolato all’inflazione programmata. Cgil, Cisl, Uil non propongono, come sarebbe giusto, di chiedere più soldi nel contratto nazionale, ma anzi affermano che i salari nazionali dovranno aumentare solo sulla base della “inflazione realisticamente attesa”. E’ questo un altro modo per chiamare l’inflazione programmata, cioè per vincolare l’aumento dei salari ai tetti dell’inflazione e per impedire che essi possano recuperare davvero il potere d’acquisto. Inoltre, viene proposto l’allungamento da due a tre anni della vigenza contrattuale, il che comporterà inevitabilmente un ulteriore indebolimento del salario contrattato a livello nazionale.
  2. Si propone la contrattazione aziendale, territoriale, regionale, legando ancor di più i salari alla produttività, all’efficienza, all’andamento delle aziende. Inoltre, il secondo livello di contrattazione potrà intervenire sulle normative e sugli orari, anche incrementando le flessibilità definite nei contratti nazionali. Con questi paletti non si dà affatto più spazio alla contrattazione in azienda, ma si vincola ancor di più il salario ai risultati dei lavoratori, subendo così l’offensiva padronale che pretende di dare soldi in più solo a chi lavora di più... e si nasconde un falso ed un’ipocrisia. Almeno il 70% dei lavoratori è totalmente escluso dalla contrattazione aziendale.

La scelta di ridimensionare il contratto nazionale per creare più spazio allo scambio salario-produttività in azienda e nel territorio, è profondamente sbagliata. Così non si aumentano i salari mentre c’è il rischio di peggiorare ancora le condizioni di lavoro.
Se si vogliono davvero aumentare i salari bisogna scegliere una strada completamente diversa e cioè:

  • Permettere che il contratto nazionale possa aumentare i salari più dell’inflazione. Cioè chiedere più di quello che si è chiesto in questi anni.
  • Definire un salario minimo per tutti, con forme automatiche di rivalutazione.
  • Liberare il salario aziendale dai vincoli non misurabili della produttività e della presenza (leggi "straordinario"), che sono un incentivo a peggiorare le condizioni di lavoro.

La riforma del sistema contrattuale riguarda l’azione fondamentale del sindacato e i diritti e le condizioni fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori. Per questo correttezza dei rapporti vorrebbe che la proposta di Cgil, Cisl e Uil, ben prima di discuterla con le controparti, sia sottoposta a una consultazione trasparente tra tutte le lavoratrici e i lavoratori, dove sia possibile scegliere anche la proposta alternativa di rafforzare il contratto nazionale. Cgil, Cisl e Uil dovrebbero portare tra i lavoratori entrambe le proposte, quella della devolution contrattuale e quella di più soldi e diritti nel contratto nazionale.

NO ALLA PROPOSTA DI
CGIL, CISL, UIL DI RIDURRE
IL PESO DEL CONTRATTO NAZIONALE

I LAVORATORI DEVONO POTER SCEGLIERE TRA PROPOSTE ALTERNATIVE