sabato, maggio 26, 2007

Tagliato il cuneo fiscale ad Assicurazioni, Aziende e Banche!

Gli industriali sul sito di Tubal
E poi si dice che Prodi non mantiene le promesse.

Peccato che non sapendo come e da chi iniziare ha deciso di farlo in ordine alfabetico, partendo dalla A di Aziende e Assicurazioni e dalla B di Banche...

Lavoratori ed Operai ... aspettate il vostro turno!


Il tesoretto sul sito di Tubal

sabato, maggio 19, 2007

FERIE

Alcuni colleghi hanno chiesto delucidazioni in merito alle modalità con cui l'azienda sta gestendo la questione ferie.
Ufficiosamente si parla di probabile chiusura aziendale (2 settimane ad Agosto + 1 settimana ad inizio Gennaio 2008); fino a questo momento NON c'è stata nessuna comunicazione ufficiale a tale riguardo.
Guardiamo allora la normativa relativa alle ferie:

  • DLGS 66 del 2003; il lavoratore ha diritto ad un periodo annuale minimo di 4 settimane di ferie; il diritto alla fruizione di almeno due settimane di ferie nell'anno di maturazione (le due settimane devono essere consecutive, a richiesta del lavoratore); la possibilità di fruire del restante periodo di due settimane di ferie nei 18 mesi successivi al termine dell'anno di maturazione; la salvaguardia di quanto previsto in materia dall’art.2109 del codice civile e dalla contrattazione collettiva; uno specifico sistema di sanzioni amministrative (articolo 18bis, comma 3, D.Lgs.66/2003, introdotto dall'art. 1, comma 1, lett. f, del D.Lgs.213/2004) in caso di violazione dei predetti vincoli (sono puniti sia la violazione del diritto alla fruizione delle due settimane nell'anno di maturazione, sia il mancato rispetto del periodo massimo di 18 mesi successivi al medesimo anno di maturazione - la sanzione varia da 130 a 780 euro, per ogni lavoratore e per ciascun periodo cui si riferisca la violazione); il divieto di monetizzazione delle 4 settimane di ferie garantite, salvo il caso di risoluzione del rapporto di lavoro.

  • Art. 142 CCNL; Compatibilmente con le esigenze dell’azienda, e tenuto conto di quelle dei lavoratori, è in facoltà del datore di lavoro stabilire il periodo delle ferie dal maggio all’ottobre, eccettuate le aziende fornitrici di apparecchiature frigorifere e di birra, ….. Ferme restando le eccezioni sopra indicate, in deroga a quanto sopra, la determinazione dei turni feriali potrà avvenire anche in periodi diversi dell’anno in accordo tra le parti e mediante programmazione. …….

Premesso che riteniamo giusto che le ferie vengano fatte e non monetizzate, il nostro parere è che:

  1. le ferie maturate devono essere esaurite entro i 18 mesi successivi all’anno di maturazione

  2. l’azienda può legittimamente annunciare una chiusura nel mese di Agosto ma senza accordo tra le parti non può farlo per Gennaio 2008

  3. ad oggi non c’è nessuna comunicazione di chiusura aziendale per cui i singoli lavoratori sono liberi di programmare le loro ferie con le modalità in uso negli scorsi anni

I.V.C.; vogliamo la ... vacanza

Dopo gli approfondimenti del caso abbiamo deciso di segnalare la controversia relativa alla mancata erogazione della I.V.C. (indennità di vacanza contrattuale) alla Commissione paritetica territoriale di conciliazione di EBITER, riservandoci di attivare in un secondo momento una causa formale sulle decisioni dell’azienda.

sabato, maggio 12, 2007

Non è tempo di ... vacanza


Come vediamo la dirigenza non perde occasione per ribadire che, così come negli anni non ha mai voluto dialogare con i lavoratori, anche per il presente (e per il futuro) la sua unica aspettativa sulle relazioni interaziendali è quella di un rapporto di pura subordinazione e di accondiscendenza alle decisioni unilaterali. Si preferiscono le “masse gaudenti di Gardaland”?

Prima di tutto c’è un elemento di metodo: “Bon ton” vorrebbe che a fronte di una richiesta di chiarimento delle RSA perlomeno ci si degnasse di emettere un comunicato aziendale per spiegare le ragioni ed i criteri adottati per il riassorbimento dell’I.V.C. dai superminimi individuali. Ma tant’è, questa dirigenza abbiamo ….
I lavoratori CA, invece, si sono accorti della malefatta solo leggendo il cedolino e, visti i pasticci fatti da CA in questi mesi, a qualche ingenuo è legittimamente sorto il dubbio che l’assenza dell’aumento non fosse una malefatta contro i lavoratori, ma uno dei tanti sbagli degli ultimi mesi (la vicenda “rata auto” insegna)…

Ed invece gli ingenui si devono ricredere. Ma dato che proprio tutti ingenui non siamo, in un contesto nel quale non si è ancora chiusa la vicenda dei 10 colleghi licenziati in tronco (licenziamenti che continuiamo a ritenere in violazione delle norme dello Statuto dei lavoratori), è evidente che questa fastidiosa vicenda dell’assorbimento dell’I.V.C. non può certo finire con una mail.

Come RSA riteniamo che
A) il CCNL non consente l’assorbimento, totale o parziale, degli aumenti retributivi previsti, salvo che il datore di lavoro abbia previsto espressamente l’assorbibilità del superminimo attribuito a titolo di anticipazione di incrementi retributivi, anche futuri, derivanti da leggi, CCNL ed accordi integrativi aziendali, con facoltà di procedere ad assorbimento fino a concorrenza. Questo vale tanto più per l’I.V.C. che costituisce un sistema automatico di indennizzo e opera in una condizione di carenza contrattuale espressamente prevista (e normata) dal precedente accordo del luglio 1993
B) l’I.V.C. non può essere assorbita tutte le volte che il superminimo è attribuito a titolo di merito, ad personam, ovvero per motivi legati alla persona del lavoratore, quale compenso speciale per la prestazione lavorativa svolta
C) in entrambi i casi, del problema se assorbire o meno, si parlerà al momento del rinnovo del CCNL, non ora!

Per questo motivo faremo sapere a breve quali passi saranno intrapresi per avere un parere “terzo” rispetto ai preconcetti aziendali.

mercoledì, maggio 09, 2007

La riduzione costi secondo CA


PENSIONI: una giornata di ordinaria confusione.

Il segretario del Prc, Franco Giordano, ha sottolineato che per avere il via libera di Rifondazione alla riforma della previdenza «bisognerà ripartire dal programma sottoscritto e condiviso da tutti gli alleati dell'Unione, alla base del mandato elettorale»; ha parlato anche di «abbattere integralmente lo scalone introdotto dal governo delle destre» e «Non mettere mano ai coefficienti di trasformazione e garantire che qualsiasi aumento dell'età pensionabile si basi su forme di incentivo e sia del tutto facoltativo».
Grottesco che in soccorso di Padoa Schioppa siano scesi in campo esponenti della destra. Il leghista Roberto Calderoli, «Padoa-Schioppa fa bene a tenere duro, la riforma Maroni serviva a garantire la pensione ai giovani», o Altero Matteoli (An), «Oggi abbiamo assistito all'assalto della sinistra radicale al ministro dell'Economia che viene bocciato, sconfessato sulle pensioni e sul tesoretto e considerato come un intruso nel governo». Plauso da Maurizio Beretta (direttore Confindustria) «non ritiene utile mettere mano alle norme in vigore se questo significa pesare sulla finanza pubblica con maggiori risorse».
Paolo Ferrero, ministro della Solidarietá sociale che proprio mercoledì mattina è tornato a chiedere l'abrogazione delle legge Biagi, ha bocciato l'impostazione scelta all'apertura del confronto coi sindacati «l'abolizione dello scalone era nel programma con cui ci siamo presentati agli elettori. Abbiamo fatto quella promessa anche se sapevamo che era un costo e adesso dobbiamo mettere le risorse necessarie per questa abolizione, non è una richiesta di Rifondazione, è il programma dell'Unione».

MA COSA DICE IL FAMOSO PROGRAMMA DELL’UNIONE?

Per il bene dell’Italia. Programma di Governo 2006-2011
Una previdenza sicura e sostenibile

Dalla proiezione fino al 2050, utilizzata come riferimento per
gli ultimi provvedimenti adottati e nelle procedure di confronto
con gli altri paesi europei, si vede che l'incidenza della
spesa pensionistica italiana sul PIL, inizialmente una delle
più elevate in Europa, risulta tra le più stabili nel tempo, con
una crescita inferiore ai due punti percentuali nella fase
intermedia, quando subito dopo il 2030 si dovrebbe arrivare al
valore più alto, e una successiva contrazione che riporta l'incidenza
della spesa ad un livello leggermente inferiore a quello
attuale. Nello stesso periodo, il rapporto tra spesa per pensioni
e PIL nell’insieme dei paesi europei registra una crescita di
circa tre punti percentuali, con notevoli differenze nel profilo
temporale e nella dimensione delle variazioni per ogni Paese.
La stabilizzazione della spesa pensionistica italiana nell’arco
dei prossimi cinquant’anni, che riavvicina di molto il nostro
paese alla media europea, è determinata dal concorrere di vari
fattori. In particolare, a contrastare il tendenziale effetto
espansivo sulla spesa dovuto all'aumento del tasso di dipendenza
demografica, ci sono in ordine di importanza la restrizione
dei criteri di accesso al pensionamento, l'aumento del tasso di
occupazione ma, soprattutto, la discesa dei "tassi di sostituzione",
cioè del rapporto tra pensione e ultima retribuzione, nelle fasce di età che precedono i 65 anni.
Come indicano dunque le proiezioni, il sistema previdenziale
italiano, con il passaggio al regime contributivo, offre nel
lungo periodo garanzie di sostenibilità finanziaria più solide
rispetto ai sistemi pensionistici di quasi tutti gli altri paesi
europei. Tuttavia, dalle stesse proiezioni emerge un problema
serio, che riguarda l'ammontare futuro dei trattamenti pensionistici rispetto ai redditi da lavoro.

Da ciò discende la necessità di intervenire a favore delle parti
più fragili del sistema, che sono individuabili soprattutto
nelle lavoratrici e nei lavoratori con carriere discontinue e
meno retribuite, oltre che nei pensionati che sopravvivono più a
lungo dopo il pensionamento.
Il governo di centrodestra, pur basandosi su documenti che delineano
il quadro appena esposto, si è mosso solo in direzione
della “sostenibilità finanziaria” del sistema pensionistico,
con misure inique che peggiorano la ”adattabilità” del sistema
stesso, e ha tralasciato ogni azione diretta a rendere in prospettiva
più adeguati i trattamenti.
L’innalzamento rigido dell’età di pensione, che il governo ha
applicato anche al regime contributivo, produce effetti pressoché
nulli sulla sostenibilità finanziaria di lungo periodo,
poiché con questo metodo di calcolo l'onerosità di una pensione
è sostanzialmente identica per ogni età di ritiro nell'intervallo
previsto.
Ancora più importante è il fatto che la flessibilità del sistema
contributivo introdotta dalla riforma "Dini" aiutava anche a
risolvere il problema dei lavoratori in difficoltà a mantenere
un posto fisso di lavoro oltre certe soglie di età. Con la
situazione che si viene a creare, senza adeguati interventi per
favorire la prosecuzione della carriera, molte persone ultracinquantenni rischiano, quando sono estromesse dall'attività
lavorativa, di non avere più un salario e di non avere ancora
diritto alla pensione.
Inoltre, va ricordato che con le precedenti riforme era già
stata raggiunta un mediazione basata sugli anni di anzianità o
sulla combinazione tra anzianità contributiva e soglia di età
che, vista la proiezione di medio termine dei conti della previdenza
non richiede interventi strutturali. L'aumento "a scatto"
dell'età richiesta è anche una misura poco coerente con l’obiettivo
di controllare la spesa, in quanto, da un lato non si spiega
perché fino al 2008 non ci sia necessità di risparmio, mentre
dopo il 2008 questa esigenza assuma una tale urgenza da richiedere il blocco delle uscite di anzianità per tre/cinque anni,
con la possibilità che un’accelerazione delle uscite negli anni
che precedono l’entrata in vigore renda meno efficace e più iniquo il gradino temporale.
Inoltre questa misura determinerebbe
un consistente ostacolo all’ingresso al lavoro per le giovani
generazioni, aggravando ulteriormente la situazione attuale sul
versante del mercato del lavoro.
Anche l'altra misura molto sbandierata dal governo di centrodestra,
cioè l’incentivo per il posticipo del pensionamento (il
cosiddetto "bonus"), si presta a diverse critiche. In particolare,
se calcolato correttamente, il bonus non presenta effettivi
vantaggi se non per chi ha retribuzioni più elevate e che,
con più probabilità, avrebbe comunque continuato a lavorare.
Ciò è confermato dai dati che registrano basse quote di beneficiari
tra le qualifiche inferiori, le donne e le regioni del
mezzogiorno, con in aggiunta un incidenza della misura sui conti
pubblici del tutto modesta.
Nel complesso, a differenza dell’indirizzo perseguito dall’attuale
governo, i maggiori oneri connessi al periodo di transizione
al nuovo regime pensionistico, la cosiddetta "gobba", non
costituiscono un problema particolare, anche tenendo presente
che in una economia in crescita, anche allargandosi la quota di
risorse da indirizzare alle pensioni, il reddito reale procapite
delle persone attive può comunque aumentare.
Sulla base di ciò, noi crediamo necessario intervenire con
misure migliorative e di razionalizzazione dell'esistente.
In particolare puntiamo a:
- ribadire la necessità di attenersi alle linee fondamentali
previste dalla riforma "Dini" che senza altre continue
ipotesi di riforma del sistema pensionistico che minano
la sicurezza sul futuro dei lavoratori - rappresentano
già la principale garanzia di sostenibilità finanziaria
del sistema;
- eliminare l’inaccettabile “gradino” e la riduzione del
numero delle finestre che innalzano bruscamente e in modo
del tutto iniquo l’età pensionabile, come prevede per il
2008 la legge approvata dalla maggioranza di centrodestra;
- affrontare il fenomeno dell'evasione contributiva con
opportuni strumenti di controllo e accertamento, compreso
un aumento di organico degli ispettori del lavoro del
Ministero e degli enti, dai quali verrebbe anche un consistente
aiuto per la lotta al sommerso;
- per compensare la tendenza al ribasso dei trattamenti
pensionistici, intervenire sull’adeguamento delle pensioni
al costo della vita e approntare misure efficaci che
accompagnino verso un graduale e volontario innalzamento
dell'età media di pensionamento.
Con la tendenza all’aumento della vita media e all'interno
di una modifica complessiva del rapporto tra tempo di vita e
tempo di lavoro, l’allungamento graduale della carriera
lavorativa, tenendo conto del diverso grado di usura provocato
dal lavoro, dovrebbe diventare un fatto fisiologico.
Il processo va incentivato in modo efficace, con misure
incisive, che non mettano a rischio l’adeguatezza della
pensione. In particolare, occorre fare leva su meccanismi
di contribuzione figurativa, a cui abbinare incentivi per
le imprese che mantengano nel posto di lavoro le persone
sopra i cinquant’anni.

martedì, maggio 08, 2007



Ancora nessuna risposta dalla Direzione.

p.s.: vi ricordate il link alla CA best place to work del 3 aprile 2007? Beh, è stato sostituito con il link ad una pagina più adeguata ai tempi.

domenica, maggio 06, 2007

Lo SCALONE sul sito di Biani


Pensioni : Giorgio Cremaschi: “Il governo svela le carte, sciopero generale”
“I giornali pubblicano con ampio risalto un’ipotesi del Ministero del Lavoro di aumento fino a 62 anni dell’età pensionabile. Siamo di fronte a un attacco gravissimo alle condizioni e ai diritti dei lavoratori, che non è mitigato dal fatto che il percorso proposto dall’attuale governo sia più lento di quello deciso dal governo Berlusconi.”
“La sostanza è la stessa: si aumenta l’età pensionabile colpendo prima di tutto quelle lavoratrici e quei lavoratori che già oggi non ce la fanno a raggiungere la pensione per lo stress e la fatica delle condizioni del lavoro. Inoltre l’elevazione dell’età pensionabile creerà ancor più lavoro precario per i giovani a cui verranno anche ulteriormente decurtate le pensioni. Infatti, le indiscrezioni della stampa dicono che vi sarà anche il taglio dei coefficienti di calcolo per le pensioni future.”
“Siamo di fronte a una linea che va nella direzione opposta a quanto chiedono i lavoratori. A questo punto, se il governo conferma queste posizioni, non vi è alcuno spazio di negoziato; Cgil, Cisl e Uil devono quindi interrompere il confronto e passare alla mobilitazione, fino allo sciopero generale. Non c’è alcun mandato dai lavoratori per negoziare sulle basi di trattativa che sta proponendo il governo.”

Roma, 4 maggio 2007

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RIUNIONE NAZIONALE R28A IN FILCAMS - 25 Maggio - Bologna
Basta con la moderazione salariale - Basta con la sindrome del Governo "amico"

venerdì, maggio 04, 2007

RICHIESTA SPIEGAZIONI IN MERITO AL CEDOLINO PAGA DI APRILE 2007

Alla c.a. Direzione del Personale

Basiglio, 04 Maggio 2007

OGGETTO: RICHIESTA SPIEGAZIONI IN MERITO AL CEDOLINO PAGA DI APRILE 2007

La presente per chiedere formalmente spiegazioni in merito alla assenza della voce retributiva “Indennità di vacanza contrattuale” nel cedolino paga di Aprile 2007.

In attesa di un sollecito riscontro cogliamo l’occasione per porgere cordiali saluti.
1 maggio 2007
Precari - Tubal
Morti bianche - Gianfalco
Morti bianche - Tubal

giovedì, maggio 03, 2007

CCNL TERZIARIO: AD APRILE SCATTA L’INDENNITÀ DI VACANZA CONTRATTUALE.
MA IN CA NON SI APPLICA?
Con il mese di aprile 2007
le aziende che applicano il C.C.N.L. per i dipendenti da aziende del terziario della distribuzione e dei servizi – Confcommercio dovranno corrispondere ai propri dipendenti l’indennità di vacanza contrattuale.
Tale indennità, in base a quanto previsto dall’accordo tra Governo e parti sociali del 23 luglio 1993, viene pagata quando un contratto collettivo è scaduto da più di tre mesi e non è ancora stato rinnovato.
Il C.C.N.L. per i dipendenti da aziende del terziario della distribuzione e dei servizi – Confcommercio è scaduto il 31 dicembre 2006 per cui, come detto, l’indennità dovrà essere corrisposta dal mese di aprile 2007.
Nella tabella seguente si riportano unicamente i valori dell’I.V.C. da corrispondere mensilmente per il primo periodo di vacanza contrattuale.
Sarà nostra cura, ove non si arrivasse alla conclusione dell’accordo di rinnovo del CCNL entro i prossimi tre mesi, fornire i nuovi ed ulteriori importi dell’I.V.C. da corrispondere a partire dal mese di luglio.
Si ricorda, infine, che tale indennità cesserà di essere corrisposta al momento in cui entrerà in vigore l’aumento dei minimi derivante dal rinnovo del contratto collettivo nazionale.
Per quanto riguarda l’incidenza dell’ indennità ai fini del calcolo degli istituti contrattuali e di legge si ritiene che la stessa debba essere considerata alla stregua degli elementi retributivi presi in considerazione per la sua determinazione (paga base e contingenza).
IMPORTI DA CORRISPONDERE A TITOLO DI INDENNITA’ DI VACANZA CONTRATTUALE A DECORRERE DAL MESE DI APRILE 2007

QUADRI 11,28
I LIVELLO 10,46
II LIVELLO 9,46
III LIVELLO 8,52
IV LIVELLO 7,77
V LIVELLO 7,31
VI LIVELLO 6,87
VII LIVELLO 6,32

Fonte Filcams

Nicola Cappelletti
Filcams-CGIL Milano
cell.3355842008
fax.02700540649
vocal.0230312265
www.filcamsmilano.it/

P.S.: presso l'ufficio HR e presso la RSA, per chi la desiderasse, è disponibile la dichiarazione sulla Privacy rilasciata da Thalia S.R.L. in merito alle informazioni raccolte con gli assessment