sabato, dicembre 08, 2007

ThyssenKrupp. Comunicato delle Segreterie nazionali di Fim Fiom Uilm sulla strage di Torino

Le segreterie nazionali di Fim Fiom Uilm esprimono dolore, cordoglio e solidarietà per le vittime dell’orribile strage sul lavoro avvenuta a Torino.
Nulla deve essere tralasciato per il pieno accertamento delle responsabilità, ma questa strage si aggiunge ad una lunga catena di morti sul lavoro.
Occorre il pieno e puntuale intervento delle Autorità a tutela della salute e della sicurezza, le imprese devono adottare tutte le norme e le misure necessarie alla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori ed essere fino in fondo responsabili della loro applicazione. Si deve lavorare per vivere e non per morire.
Fim Fiom Uilm proclamano 8 ore di sciopero in tutto il gruppo ThyssenKrupp per la giornata di lunedì 10 dicembre in concomitanza con lo sciopero provinciale dei metalmeccanici di Torino.
Fim Fiom Uilm nazionali indicono per venerdì 14 dicembre una giornata nazionale di lotta di tutti i metalmeccanici italiani per la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro. Durante la giornata si svolgeranno in tutta Italia manifestazioni e iniziative, che coinvolgano la pubblica opinione, direttamente rivolte verso le pubbliche autorità e verso le imprese che dovranno mettere la sicurezza del lavoro al primo posto, anche con un adeguato e indispensabile programma di investimenti.
Per realizzare tali iniziative Fim Fiom Uilm proclamano 2 ore di sciopero in aggiunta alle 8 già previste per il rinnovo del Ccnl

Segreterie nazionali Fim Fiom Uilm

martedì, dicembre 04, 2007

sabato, dicembre 01, 2007

Il 30 Novembre si è scioperato

Venerdì 30 Novembre i lavoratori di Computer Associates hanno scioperato in solidarietà coi colleghi licenziati a Marzo.

La giornata scelta è stata ancor più significativa se si pensa che si è svolta in occasione della prima udienza in tribunale contro il licenziamento di un collega che è anche un delegato sindacale.

martedì, novembre 27, 2007

COMUNICATO ASSEMBLEA DEL 23 NOVEMBRE 2007

L’assemblea dei lavoratori CA, esaminata la condizione di continua trasformazione e ristrutturazione della organizzazione aziendale (che si è manifestata in sollecitazioni su diversi singoli dipendenti dei Servizi, Facility ed Amministrazione affinché accettino incentivazioni per risolvere consensualmente il rapporto di lavoro), nel prendere atto del leggero miglioramento delle modalità assunte dalla Direzione Aziendale nell’affrontare le problematiche relative ai supposti esuberi di forza lavoro:

GIUDICA UN ERRORE

la scelta aziendale di non rendere trasparenti le difficoltà aziendali, anche perché tutte le comunicazioni ufficiali parlano di aumenti del fatturato e degli utili

la scelta di non coinvolgere il sindacato nella gestione dei processi di ristrutturazione unilateralmente adottati

ESPRIME

preoccupazione per l’entità della riorganizzazione in atto, rilevando altresì che non è ancora chiaro se, a seguito della decisione presa dall’International di cedere parti significative delle strutture legate al Threat Management, ci saranno anche in Italia ulteriori ripercussioni ad esempio sul personale del Supporto

CONFERMA

l’auspicio per una veloce conclusione delle vertenze avviate per il reintegro sul proprio posto di lavoro dei colleghi licenziati a Marzo

LO SCIOPERO DI 4 ORE, LA MATTINA DI VENERDI’ 30 NOVEMBRE, IN CONCOMITANZA CON LA PRIMA UDIENZA DELLE CAUSE DI REINTEGRO

giovedì, novembre 22, 2007

Retribuzioni. Dal 2002 al 2007 è un crollo verticale

Un indagine Ires rivela la perdita di quasi 2000 euro in un anno per il lavoro dipendente


Se serviva una ricerca a dircelo... è arrivata. Nell'indagine “I salari dal 2002 al 2007”, del centro studi Ires della Cgil, troviamo la conferma del perchè una famiglia normale non riesce ad arrivare alla fine del mese: i salari e gli stipendi non sono assolutamente adeguati al costo della vita.
L'indagine si concentra su salari e stipendi perché dai risultati emerge che quello che ‘paga per tutti’ è proprio lavoro dipendente. Nei cinque anni presi in considerazione dalla ricerca, sono gli operai che hanno pagato il prezzo maggiore: chi aveva una retribuzione pari a 24.890 euro ha subito una perdita progressiva pari a 1.896 euro. Le cause: due terzi per la dinamica inversamente proporzionale tra inflazione e retribuzioni e un terzo per la mancata restituzione del fiscal drag.
Tra i tanti dati percentuali, uno dei peggiori riguarda il settore giovanile.I giovani, fra impiegati e operai, guadagnano tutti meno di 900 euro al mese. Ovvero sono tutti sulla soglia della povertà. Un apprendista con meno di 24 anni guadagna 736,85 euro al mese, un collaboratore occasionale arriva a 768,80 euro mentre un co.co.pro o un co.co.co arriva al massimo a 899 euro.Sempre comparando questa indagine a quella dell’Istat, si vede che il 13,7 per cento dei giovani tra 18 e 34 anni sono poveri. E la cifra percentuale è esponenziale: se si tratta di una coppia con figli i poveri sono il 45,8 per cento.
I nuclei familiari sono i più penalizzati, specie per la divaricazione tra ricchi e poveri che già l’indagine Istat sulla povertà delle famiglie italiane, pubblicata ad ottobre, aveva indicato. Chi stava male è peggiorato, mentre chi stava bene è migliorato. Il presidente dell’Ires Agostino Megale lo ha sottolineato nel suo intervento: “La perdita di potere d’acquisto dei redditi delle famiglie di operai e impiegati - ha detto – si contrappone ad una crescita di potere d’acquisto delle famiglie degli imprenditori e dei liberi professionisti. Con le manovre fiscali del centro-destra si è registrato un ulteriore allargamento della forbice a sfavore dei bassi redditi”.E sono i dati a parlare: i redditi familiari di imprenditori e liberi professionisti è cresciuto di 11.984 euro, mentre quello degli impiegati è diminuito di 3.047 euro e quello degli operai di 2.592 euro.Oltre 14 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro al mese, la metà dei quali non arriva ai mille euro.
Il segretario generale della Cgil, Epifani, durante la presentazione del rapporto è tornato su quanto aveva già dichiarato in precedenza dopo la consultazione sul protocollo welfare. “Serve una nuova politica dei redditi – ha detto – che affronti il problema della crescita bassa, dei bassi salari e della bassa produttività”.

domenica, novembre 18, 2007

VENERDÌ 23 NOVEMBRE ASSEMBLEA GENERALE

Venerdì 23 Novembre, dalle ore 16,00 alle 17.30, è convocata l’assemblea generale dei lavoratori CA (sala mensa a Milano, videoconferenza a Roma) con il seguente ordine del giorno:

  • Analisi sullo stato della ristrutturazione aziendale
  • Sciopero del 30 Novembre in solidarietà dei colleghi licenziati
  • Varie

Sarà presente un funzionario sindacale di CGIL, CISL e UIL.
Tutti i lavoratori sono invitati a partecipare.

sabato, novembre 10, 2007

Nuova tornata: riorganizzare i CA-TS

LA DIREZIONE COMUNICA LA NECESSITÀ DI RIORGANIZZARE I CA-TS

La direzione ha comunicato alla RSA Aziendale un problema di riposizionamento della struttura CA-TS, evidenziando la necessità di intervenire su un 10/15% del suo personale. In questo caso specifico (a differenza di Marzo e Settembre) l’azienda può gestire fino al 31 Marzo 2008 la ricerca di una soluzione concorsuale e di accompagnamento ad una diversa collocazione delle persone impattate dalla ristrutturazione.

Si ricordano le prossime scadenze di NOVEMBRE:


  • venerdì 16 Novembre è stato proclamato uno sciopero nazionale di 8 ore per il rinnovo del contratto.

  • lo sciopero aziendale di 4 ore in occasione della prima udienza (che si terrà il 30 Novembre) per le cause di reintegro intentate dai colleghi licenziati a Marzo. Ad oggi, tra Marzo e Settembre, sono ancora aperte 6 situazioni di contenzioso.


Appena possibile si comunicheranno eventuali iniziative specifiche legate alla suddetta riorganizzazione.

domenica, novembre 04, 2007

Epifani: meno fisco in busta paga

Intervista a Guglielmo Epifani,dal Corriere della Sera del 31 Ottobre 2007.

Epifani: meno fisco in busta paga
tagliare cento euro di tasse al mese

Il leader della Cgil: un piano di cinque anni per aumentare i salari netti «La copertura? Ridurre gli sprechi e prelievo sulle rendite finanziarie»


In sostanza Epifani ancòra la questione salariale alla questione fiscale, allineandosi così con tutti quelli che puntano ad una riduzione delle tasse come strumento principale per rimpolpare profitti e rendite.... ed ora anche i salari.
Sembra quasi che si pensi ad un pozzo fiscale senza fondo. Ma ridurre le tasse per sostenere profitti, rendite e salari è come giustificare di fatto la permanente riduzione dello stato sociale.
Non siamo riusciti neppure a recuperare il fiscal drag in tutti questi anni dall'abolizione della scala mobile ad oggi.....
Certo c'è una questione salariale ed è pesante, ma questa dipende anche e sopratutto da una linea sindacale concertativa che prima ha accettato l'abolizione delle indicizzazioni salariali e che ha per anni accettato il tasso di inflazione programmata come riferimento per le politiche retributive.
Quanto sono stati sostenuti profitti e rendite in questi anni da una debole rivendicazione salariale?
E quanto lo saranno ancora se oltre ad una debole ed inadeguata politica contrattuale rivolgiamo da ora le nostre attese salariali sulla riduzione fiscale?
Certo questo potrebbe aumentare un poco i nostri salari, ma col tempo, alleandosi a chi sostiene oggi una generalizzata riduzione della tassazione (anche quindi su profitti e rendite) si gettano le basi per la distruzione dello stato sociale.
Quello che non si capisce dalla intervista di Epifani al Corriere è come la politica salariale dovrà cambiare anche rispetto alle imprese. Ci si aspetterebbe (come per altro ha deciso l'ultimo congresso della CGIL) che saltasse il riferimento alla inflazione programmata, che si sarebbe finalmente ripreso a costruire le piattaforme rivendicative in maniera più efficace e meno subordinata. Ma su questo Epifani non dice nulla. L'unica cosa che lascia trasparire la sua intervista è l'enorme fiducia che viene espressa rispetto agli effetti benefici di una riduzione fiscale.
Se ci aspettava una proposta che puntasse sia sulla leva fiscale che sulla ripresa di una politica contrattuale più efficace (a metà mese il Commercio dovrebbe scioperare per un contratto che chiede la cifra di 78 euro, riparametrati al 4° livello per 14 mensilità!) .... beh siamo rimasti delusi. Per quanto riguarda il rapporto con le imprese si parla solo di un tavolo per rivedere il modello contrattuale, ma nell'intervista non si dice come, stando volutamente sul generico.

Così, in conseguenza della linea annunciata a mezzo stampa da Epifani i lavoratori avranno forse aumenti salariali grazie alla riduzione delle tasse (e quindi anche dello stato sociale, soldi nostri) e le aziende potranno continuare a risparmiare sui rinnovi contrattuali ed a sostenere un'altra riduzione delle tassazioni sui profitti e sulle rendite.
La beffa che si rischia è che i salari non aumentino di un bel nulla, ma semplicemente che ci venga monetizzato in busta paga quanto oggi lo Stato ci restituisce come servizio sociale (scuola, sanità ecc).... e che da domani ci dovremo pagare da soli.

In realtà quanto auspicato da Epifani sembra cosa già fatta. Damiano (ministro del lavoro) già lo da per certo e Confindustria plaude (tanto non paga); già si parla di tavoli da aprire a giorni.

Peccato che nessuno tra gli iscritti del sindacato ne ha potuto discutere. La CGIL è ferma all'ultimo congresso, quello dove si era detto che bisognava superare le subordinazioni che vincolavano la contrattazione, bisognava respingere l'aumento dell'età pensionabile ed una ulteriore riduzione delle pensioni, bisognava che tutti pagassero le tasse in modo da ridare slancio allo stato sociale, ecc. ecc.
La perplessità è il minimo davanti ad un segretario nazionale che comunica la linea della Cgil ed i suoi cambiamenti in corso d'opera quasi solo a mezzo stampa, e che magari si arrabia pure se qualcuno prova a dire di non essere d'accordo con le cose che fa e che dice e che solleva dubbi su questo aprire trattative e firmare accordi senza mandato alcuno.

domenica, ottobre 21, 2007

Presidio contro i licenziamenti in Computer Associates

Comunicato Stampa

Presidio contro i licenziamenti in Computer Associates

Dopo i licenziamenti individuali di marzo 2007 in Computer Associates, la direzione aziendale notifica ulteriori 8 licenziamenti a Roma e Milano. La scelta di CA di effettuare i licenziamenti individuali, sottraendosi al confronto sindacale, è contestata ancora una volta dai lavoratori che hanno organizzato nella giornata di ieri, 15 ottobre 2007, manifestazioni davanti alle sedi di Milano e Roma.
Qui il comunicato dell’assemblea e la foto del presidio di Milano.

Milano 16/10/2007
Nicola Cappelletti
Filcams-CGIL Milano

20 Ottobre - Manifestazione della sinistra su welfare e precariato


dal sito di Repubblica
Esultano gli organizzatori della manifestazione contro il welfare e il precariato
Un milione in piazza per i diritti

dal sito del Corriere della Sera
La sinistra in piazza. Giordano: «Il premier vada avanti».
Sfilano bandiere della Cgil e lady Bertinotti
Corteo sul welfare: «Prodi ci ascolti»




mercoledì, ottobre 10, 2007

ESITO CONSULTAZIONE ACCORDI DEL 23 LUGLIO 2007


Questi i risultati della consultazione sindacale sugli accordi del 23 Luglio 2007 in CA.


La RSA-FILCAMS ha deciso di rimettere il mandato all’assemblea degli iscritti FILCAMS ed al Funzionario di zona per permettere una verifica sia dei risultati che delle prospettive sindacali.

venerdì, ottobre 05, 2007

COMUNICATO ASSEMBLEA DEL 05 OTTOBRE 2007

L’assemblea dei lavoratori CA, preso atto degli ulteriori 8 licenziamenti individuali - che si aggiungono ai 10 licenziamenti di fine marzo 2007 ed alla procedura di mobilità con la quale, a fine 2006, sono stati espulsi dall’azienda altri 52 colleghi - :
ESPRIME
la propria solidarietà ai lavoratori licenziati in quanto oggetto di provvedimenti fondati su motivazioni inconsistenti ed illegittime
EVIDENZIA
che l’azienda persiste in procedure che ribadiamo essere inaccettabili per la dignità individuale dei lavoratori
AUSPICA
la veloce conclusione delle vertenze avviate per il reintegro sul proprio posto di lavoro dei colleghi licenziati a Marzo
CONFERMA
lo sciopero, già deliberato nella precedente assemblea del 23 Aprile scorso, da tenersi in concomitanza con la prima udienza delle cause di reintegro promosse a seguito dei licenziamenti di fine Marzo (e quindi per il giorno 30 Novembre)
CONVOCA
un presidio degli ingressi delle sedi di Milano e Roma da tenersi
LUNEDI’ 15 OTTOBRE, dalle ore 13.00 alle ore 14.00

LE RSA AZIENDALI

giovedì, ottobre 04, 2007

Succede in CA..... Un'altro contributo

Leggendo questo blog, si intuisce che un certo numero di persone legge i messaggi (vedi contavisite) ma che tutti (tranne coloro che sono usciti dall'azienda in modo piu' o meno volontario) si astengono dal commentare i fatti (vedere il silenzio totale rispetto al "FURTO" (pregherei di non censurare tale termine, in quanto descrive compiutamente il fatto) della IVC).
Se ne desume che a tutti stanno bene le "azioni" messe in essere dalla direzione aziendale (licenziamenti, mancato pagamento di indennita' varie, computo fazioso del Tfr, mancato/parziale pagamento delle commissioni,....).
Attenzione che la tecnica dello struzzo (fino a che vengono colpiti altri a me non interessa; purtroppo anche qualcuno dei recenti licenziati la pensava allo stesso modo) vi sta portando ad un punto critico.
Se la direzione riesce a completare il progetto (chiaramente visibile) di delegittimazione delle rappresentanze dei lavoratori, poi sono dolori per tutti. Vi state accorgendo del livello di arroganza che stanno esprimendo con questi atti ? Ogni azione e' volta a ribadire il concetto che CA opera in un paese fregandosene delle normative locali (il codice civile viene sistematicamente violato), tanto poi una forma per far sparire il fatto viene trovata (dalla mobilita' ai licenziamenti individuali; dal licenziamento individuale alla dimissione incentivata, ....).
A me piacerebbe che, visto il clima di "terrore" instaurato, vi fosse una piu' decisa e ferma presa di posizione della Filcams Cgil (visto che le altro organizzazioni sono svanite nel nulla) e venissero intraprese azioni legali a fronte della registrata violazione della legge.
Che si cominci a usare la posta elettronica aziendale per raggiungere tutti i lavoratori (visto che una recente sentenza la equipara ad una bacheca sindacale virtuale).
Si faccia una verifica sul metodo di computo del Tfr (dov'e' il computo di tutto cio' che ha carattere di continuita') e si intraprenda un'azione legale affinche' venga ricalcolato (e pagato) a tutti quelli che sono stati liquidati.
Si faccia una verifica su come viene gestito il flusso di denaro legato agli ordini/contratti acquisiti direttamente e tramite i distributori.
Si verifichi il meccanismo di pagamento delle royalties
E' chiaro che alcune di queste azioni potrebbero essere fatte direttamente dai lavoratori, pero' bisogna capacitarsi che tale fatto viene visto come una "dichiarazione di guerra" che comporta l'iscrizione nel famoso "libro nero" (nessuno e' in grado di procurarsene una copia ?) e di conseguenza perche' il sindacato non da dimostrazione del proprio ruolo (a tutela degli interesse dei rappresentati, cioe' dei lavoratori) attivando le proprie strutture (legali e amministrative) affinche' vengano intraprese le azioni legali opportune ?
In un mio scenario (o sogno) futuro (a breve), la direzione prima di attivare qualsiasi progetto di riorganizzazione deve necessariamente condividerlo con le rappresentanze dei lavoratori che devono valutarne l'impatto e operare di conseguenza.
Attenzione che questo processo (che io qui chiamo sogno), viene normalmente intrapreso nelle aziende in cui esiste rispetto dei reciproci ruoli (direzione e maestranze).

Partecipate all'assemblea di venerdi, guardate che e' importante dare un messaggio che dimostri che si e' interessati e preccupati rispetto a quanto sta succedendo da un anno e mezzo a questa parte !

Basta subire intimidazione da parte di soggetti dal profilo professionale e umano veramente infimo (anche qui gradirei una non censura in quanto non ho indicato nominativi anche se sono noti a tutti).
[scritto da Anonimo]

martedì, ottobre 02, 2007

8 nuovi licenziamenti individuali... illegittimi

Senza il benchè minimo sforzo di fantasia si continua nell'opera di ridimensionamento delle maestranze ... e si persiste nelle forzature illegittime.

Tutti sappiamo dei nuovi 8 licenziamenti individuali ed, alla luce di questo, è superfluo dire che la preventivata assemblea di

Venerdì 05 Ottobre
dalle ore 15,30 alle 17.00

oltre a trattare i temi dell'accordo sul welfare affronterà il problema della risposta da dare all'Azienda; ed il livello di partecipazione all'assemblea sarà il migliore indice per valutare il nostro "consenso" alle scelte del management.

Le RSA aziendali

venerdì, settembre 28, 2007

Presentazione accordo del 23 Luglio (pensioni e welfare)

Venerdì 05 Ottobre
dalle ore 15,30 alle 17.00


è convocata l’assemblea generale dei lavoratori CA (sala mensa a Milano, videoconferenza a Roma) con il seguente ordine del giorno:



  • Illustrazione accordo Governo – Parti Sociali del 23 Luglio

  • Organizzazione del voto sull’accordo
    (per la sede di MILANO lunedì 8 Ottobre?)

  • Varie

Sarà presente un funzionario sindacale di CGIL, CISL e UIL.
Tutti i lavoratori sono invitati a partecipare.


Le RSA aziendali

venerdì, settembre 14, 2007

Può una R.S.A. matura diventare una R.S.U. di successo?

"Innovare o perire".
Queste semplici parole, date in pasto per gioco a Google, hanno dato come secondo “best match” la pagina Alta Direzione srl - RINGIOVANIRE L'IMPRESA MATURA, e ci hanno stimolato una traduzione “sindacalese” dei suoi primi paragrafi; potrebbero essere riscritti così

RINGIOVANIRE L’R.S.A. MATURA
La percezione di sentirsi imprigionati da accordi asimmetrici in un confronto concertativo e diseguale con il mondo delle imprese, la difficoltà ad ottenere partecipazioni elevate alle iniziative sindacali, la scarsa contrattazione sindacale prodotta nella realtà lavorativa, sono caratteristiche tipiche delle R.S.A. cosiddette “mature”.

Ma la domanda è: “Può una R.S.A. matura diventare una R.S.U. di successo?”

Fuori di metafora; lavoriamo in una CA che negli ultimi due anni ha mostrato tutti i limiti e la parzialità del management nell’affrontare una crisi di mercato che è stata essenzialmente una crisi finanziaria piuttosto che una crisi “industriale”. Oggi la presenza di una R.S.A. ridotta ai minimi termini ci pone nella condizione di essere ad un punto di svolta: innovare o perire.

Le R.S.A. sono formate da lavoratori nominati direttamente dai Sindacati di zona e non hanno pertanto una legittimazione diretta di coloro che rappresentano.

Le R.S.U. sono elette direttamente dai lavoratori, tramite un processo rigoroso e trasparente, che migliora non solo il sentimento di appartenenza ed il livello di condivisione dei contenuti, ma necessariamente permette di rapportarsi alla direzione aziendale con un’autorevolezza ben superiore. Ma giustamente si tratta di un processo rigoroso che presuppone un alto livello di partecipazione dei lavoratori (deve votare almeno il 50% + 1 dei dipendenti), la presenza di liste di candidati (si potrebbero eleggere circa 6 rappresentanti a Milano e 4 a Roma), un Comitato Elettorale, uno dei Garanti ecc. ecc.

Non abbiamo soluzioni precostituite, ed ovviamente non è per nulla scontato che l’unica innovazione necessaria sia il passaggio dalle R.S.A. alle R.S.U.; quello che è certo è che l’immobilismo e la non partecipazione alla vita sindacale aziendale ci potrà solamente danneggiare.

La discussione è aperta: adesso tocca a voi.

mercoledì, settembre 05, 2007

Protocollo welfare sulla pelle dei giovani

Il 23 luglio del 2007 il governo ha definito un protocollo d’intesa, poi sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil, che peggiora ancora quello sulle pensioni dei giorni precedenti:

Pensioni
Si porta l’età pensionabile a 62 anni, con 35 di contributi o a 61 con 36, a partire dal 2013. Chi ha 40 anni di contributi continuerà a uscire con le “finestre” e anche chi ha la pensione di vecchiaia dovrà aspettare le “finestre”. Così la pensione di vecchiaia delle donne, sale oltre i 60 anni e quella degli uomini oltre i 65.
L’esenzione dei lavori usuranti si rivela una beffa: 5.000 lavoratori all’anno saranno inizialmente esentati dallo scalone, ma poi dovranno andare in pensione con almeno 58 anni d’età e 36 di contributi.
Si peggiora la riforma Dini sui coefficienti, che saranno tagliati a partire dal 2010 del 6-8%. Da allora ogni tre anni saranno rivisti automaticamente al ribasso, con una scala mobile al rovescio. La commissione tra le parti potrà solo, entro il 2008, decidere le esenzioni. Il limite del 60% per le pensioni più basse dei precari è solo un’ipotesi di studio.
A partire dal 2011, se non saranno fatti risparmi a sufficienza con la ristrutturazione degli enti previdenziali, aumenteranno i contributi sulla busta paga dei dipendenti e per i parasubordinati.

La PRECARIETA' sul sito di Biani
Mercato del lavoro e competitività
Vengono scandalosamente ridotti i contributi pensionistici per le ore di straordinario. Così si danneggia l’occupazione e anche il bilancio dell’Inps, mentre non ci sono i soldi per cancellare lo scalone.
Viene confermata la Legge 30 e in particolare il lavoro interinale a tempo indeterminato (staff leasing). I contratti a termine potranno durare anche oltre 36 mesi, senza alcun limite, con procedure conciliative fatte presso gli uffici del lavoro con l’assistenza dei sindacati.
Viene detassato il salario variabile aziendale sul quale le aziende pagheranno meno contributi previdenziali, anche se i lavoratori non si vedranno decurtata la loro contribuzione.

Pensioni basse e ammortizzatori sociali
Vengono aumentate le pensioni più basse e l’indennità di disoccupazione, utilizzando i soldi del “tesoretto”, cioè le tasse in più pagate in primo luogo dai lavoratori, che ammontano a oltre 10 miliardi di euro. Di questi solo un miliardo e mezzo tornano ai pensionati e ai disoccupati.

Conclusioni
Questo accordo dà qualche risultato immediato a una parte dei pensionati e dei disoccupati ... peggiorando il futuro per la gran parte del mondo del lavoro. Viene confermata la precarietà del lavoro, che non garantisce il futuro pensionistico dei giovani.


L’accordo deve cambiare perché insiste nelle politiche del passato ai danni dei giovani e dei lavoratori e, in alcuni casi, persino le peggiora.

giovedì, luglio 26, 2007

PERCHE’ RESPINGERE L’ACCORDO SULLE PENSIONI – 3 parte

LA RIFORMA A COSTO ZERO, AUMENTANO I CONTRIBUTI: il Governo calcola in 10 miliardi di euro dal 2008 al 2017, i costi della revisione dello scalone e del fondo per i lavori usuranti. Questi costi, ammesso che siano reali, sono integralmente pagati dai lavoratori con: l’aumento delle aliquote contributive per i parasubordinati e con la cosiddetta revisione degli enti previdenziali che è GARANTITA DALL’AUMENTO DI QUASI 1 PUNTO (0,09%) DEI CONTRIBUTI SULLA BUSTA PAGA. Questo aumento si aggiunge a quello precedente di 3 punti (0,3%), che non è servito minimamente a pagare il miglioramento delle pensioni ma invece ha fatto cassa per il bilancio dello Stato. I lavoratori parasubordinati continuano a vedersi aumentati i contributi senza avere reali contropartite né nella busta paga né nei diritti. La legge 30 continua a restare in vigore.


Con questo accordo passa il principio iniquo per cui se un lavoratore vuole conservare qualche diritto, un altro lo deve perdere, perche’ per il governo ogni intervento sulle pensioni e lo stato sociale DEVE ESSERE A COSTO ZERO, cioe’ pagato dalle lavoratrici e dai lavoratori.


Perchè respingere l'accordo, vedi anche
la prima parte
la seconda parte

PERCHE’ RESPINGERE L’ACCORDO SULLE PENSIONI – 2 parte

FINTA GARANZIA DI ESENZIONE PER I LAVORI USURANTI: il Governo stabilisce un elenco di lavori usuranti che allarga i precedenti decreti. Ma prima di tutto i soldi sono contingentati e devono garantire l’uscita dal lavoro di SOLO 5000 persone all’anno, per cui vi saranno le graduatorie tra gli aventi diritto. In secondo luogo gli aventi diritto avranno un’esenzione di 3 anni rispetto al progressivo aumento dell’età pensionabile per cui dal 1 gennaio 2011 dovranno avere almeno 57 anni di età e 36 di contributi e dal 2013 58 anni di età e 36 di contributi: anche a quei pochi lavoratori e lavoratrici cui verra’ riconosciuta l’esenzione dagli scalini in concreto viene alzata l’età pensionabile.

FINTO ANNULLAMENTO DEL TAGLIO DEI COEFFICIENTI DI CALCOLO DELLE PENSIONI FUTURE: viene istituita una commissione che entro il 31 dicembre 2008 dovrà proporre modifiche al regime pensionistico contributivo. Ma dal 1 gennaio 2010 scatta comunque la nuova tabella sui coefficienti che prevede un taglio del 6-8% delle pensioni. La commissione decide come distribuire tra i lavoratori questi tagli, ma non se farli. Dal 2013 scatta la revisione automatica dei coefficienti che avverrà ogni 3 anni (anziché ogni 10), con decreto del Governo: E’ UNA SCALA MOBILE AL ROVESCIO SULLE PENSIONI. Infine la promessa, e non l’impegno, di garantire il 60% della retribuzione per chi fa lavori precari e discontinui, significa in concreto garantire pensioni di 400 o 500 euro mensili ai precari. Poco più dell’attuale pensione sociale minima.

Perchè respingere l'accordo, vedi anche
la prima parte
la terza parte

mercoledì, luglio 25, 2007

PERCHE’ RESPINGERE L’ACCORDO SULLE PENSIONI – 1 parte

FINTA ABOLIZIONE DELLO SCALONE: l’accordo accetta totalmente l’innalzamento dell’età pensionabile previsto dalla legge Maroni. Nel 2013 si potrà andare in pensione solo con 61 anni di età e 36 di contributi, oppure con 62 anni di età e 35 di contributi. Questo peggiora la legge Maroni che prevedeva l’arrivo a 62 anni nel 2014, ma non automaticamente. Nel 2008 si andrà in pensione con 58 anni di età e 35 di contributi, da luglio 2009 con 59 anni di età e 36 di contributi, da gennaio 2011 con 60 anni di età e 36 di contributi. Nella sostanza il lieve miglioramento rispetto allo scalone Maroni per chi è più vicino alla pensione oggi e’ pagato da chi andrà in pensione domani. Dal 2013 l’eta’ effettiva minima del pensionamento e’ 61-62 anni: cioè oltre l’attuale pensione di vecchiaia delle donne che sarà probabilmente messa in discussione.

FINTA ABOLIZIONE DELLE FINESTRE PER CHI MATURA 40 ANNI DI CONTRIBUTI: chi matura 40 anni di contributi potrà andare in pensione con 4 finestre, anziché con le 2 previste dalla riforma Maroni, ma a pagare saranno coloro che andranno con la pensione di vecchiaia. Chi va in pensione di vecchiaia (le donne per ora a 60 anni e gli uomini per ora a 65) d’ora in poi dovrà aspettare le finestre e si vedrà così aumentata di fatto l’età pensionabile. L’inserimento delle finestre nella pensione di vecchiaia servirà anche a pagare la salvaguardia della pensione per 5000 lavoratori posti in mobilità: ancora una volta le lavoratrici ed i lavoratori più poveri pagano la tutela dei diritti di altri lavoratori e lavoratrici.

Con questo accordo sono accettati i tagli alla spesa sociale, alle pensioni e ai diritti decisi dal governo Berlusconi.

Perchè respingere l'accordo, vedi anche
la seconda parte
la terza parte

venerdì, luglio 20, 2007

RESPINGIAMO L’ACCORDO SULLE PENSIONI

Sulla modifica dello scalone, per quelle che sono le anticipazioni di stampa, il nostro giudizio è fortemente negativo. Si tende solo a diluire gli effetti della Maroni e questo non serve ai lavoratori!
Ora va fatta una consultazione vera, un referendum dei lavoratori.
Mobilitiamoci in queste settimane per cambiare il segno dello scalone che continua ad essere profondamente iniquo.
LA VICENDA PER NOI RESTA APERTA


Era il 2004

Il Governo Berlusconi-Lega decideva l’innalzamento dell’età per accedere alla pensione a 60 anni con 35 anni di contributi.

Di colpo tutti i lavoratori dipendenti lavorano da 3 a 4 anni di più, se hanno 40 anni di contributi devono attendere ancora da 6 a 18 mesi per la pensione. I coefficienti di calcolo per le pensioni di chi è a sistema contributivo (tutti i giovani di oggi) si applicano automaticamente senza una seria revisione relativa ai cambiamenti avvenuti.

• La tabella che accompagna la legge 243/2004 “sullo scalone”, redatta dal Governo Berlusconi e consegnata al Fondo Monetario e in Europa è la seguente:


Tra i risparmi fino al 2030 e le spese maggiori fino al 2050 il saldo positivo per lo Stato è di 13 miliardi di euro in 42 anni.



Siamo nel 2007

Cosa è accaduto sui conti della previdenza dal 2004 ad oggi?

• Dal 2007, sono aumentati i contributi per i lavoratori dipendenti dello 0,3%. Questo cambiamento vale 1 miliardo all’anno ed è strutturale, quindi agisce per sempre.

• Dal 2007 sono aumentati i contributi per i lavoratori parasubordinati del 4%. Questo cambiamento vale 1,2 miliardi di euro all’anno ed è anche esso strutturale.

• Dal 2007, grazie alla lotta al lavoro nero, l’INPS ha un attivo superiore di 2 miliardi all’anno rispetto al previsto. Anche questo dato è strutturale.

• Dal 2007 l’unificazione degli ispettori, delle sedi, dell’avvocatura, dell’informatica degli Enti previdenziali, comporta un risparmio di 800 milioni di euro all’anno. Ancora, si tratta di una modifica strutturale.



Con questi conti si dimostra che, togliendo dalla previdenza le spese per “l’assistenza” (che in tutti i Paesi europei sono a carico della fiscalità generale), in Italia il rapporto spesa per le pensioni/PIL è esattamente nella media europea (dati EUROSTAT).

venerdì, luglio 06, 2007

PENSIONI: dibattito tutto politico, slegato dai dati

I pensionati finanziano il bilancio pubblico (di Carlo Clericetti)
Il dato è contenuto nel “Rapporto sullo Stato sociale 2007” presentato a Roma alla Sapienza. Bisogna infatti considerare anche le imposte che vengono pagate sulle pensioni. I poveri in Italia sopra la media europea
Sono i pensionati che finanziano il bilancio pubblico, e non viceversa. L’affermazione, decisamente controcorrente, è contenuta nel “Rapporto sullo Stato sociale 2007”, presentato oggi, 27 giugno, all’università di Roma La Sapienza. La tesi è sostanziata da una tabella a pagina 231 del Rapporto. Il saldo tra spesa e prestazioni è negativo per circa 50 miliardi di euro, ma 30 di questi sono dovuti a prestazioni assistenziali (quelle a fronte delle quali non ci sono contributi versati e dovrebbero dunque essere poste a carico della fiscalità generale); rimarrebbe un deficit di 20 miliardi, ma lo Stato ne incassa quasi 28 dalla normale tassazione sul reddito dei pensionati. Alla fine, dunque, il saldo risulta attivo per il bilancio pubblico, per quasi 7.300 miliardi.
Il Rapporto, curato come ogni anno dall’economista Felice Roberto Pizzuti e promosso dal Dipartimento di economia pubblica della Sapienza e dal Criss (Centro di ricerca interuniversitario sullo Stato sociale, presieduto da Maurizio Franzini), contesta a suon di cifre una serie di affermazioni considerate scontate nel dibattito economico-politico. Sul costo dell’abolizione dello “scalone” previdenziale, per esempio: negli attuali conteggi, osserva il Rapporto, non si considera che la prospettiva dello “scalone” ha già modificato i comportamenti, accelerando la “fuga” dal lavoro di chi ha potuto permetterselo, mentre molti sono comunque obbligati a rimanere il più possibile – a prescindere da qualsiasi norma – per procrastinare la riduzione del reddito che avranno andando in pensione. Se si rifanno i conti tenendo conto di questi fattori, il costo dell’abolizione – o della trasformazione dello scalone di tre anni in tre scalini da un anno – risulta assai ridotto.
Quanto alla famosa “gobba”, cioè l’aumento della spesa per pensioni previsto intorno al 2030, era stata calcolata stimando l’ingresso di 150.000 lavoratori stranieri l’anno, ma la media degli ultimi anni è stata un numero più che doppio: tutti lavoratori che verseranno contributi che non erano stati considerati, facendo così sparire la “gobba”.
Quella sulla previdenza è solo una delle sezioni del rapporto, che si occupa anche di sanità, inclusione sociale, formazione, problemi del mercato del lavoro. Si rileva per esempio che le persone a rischio di povertà sono da noi oltre il 19%, contro una media europea del 16; ma nelle regioni meridionali l’incidenza della povertà è ben cinque volte maggiore rispetto alle regioni del nord.
Quanto poi al mercato del lavoro, la parola d’ordine in tutta Europa è da alcuni anni “flexicurity”, cioè aumentarne la flessibilità ma nello stesso tempo garantire alle persone una certa sicurezza, sia come sostegno economico nei periodi di disoccupazione, sia come formazione e altre politiche attive per il passaggio ad un nuovo lavoro. In Italia, però, è stata attuata solo la prima parte di questo programma, ossia la flessibilità del lavoro: l’indicatore Ocse sul grado di protezione legislativa del lavoro colloca il nostro paese nella metà più bassa della classifica. A fronte di questo, le garanzie sono del tutto insufficienti e per intere categorie semplicemente inesistenti. Oltretutto, le categorie meno protette nel mondo del lavoro non staranno meglio quando andranno in pensione, perché con i loro versamenti bassi e discontinui avranno assegni che li collocheranno senz’altro entro i livelli di povertà. Insomma, conclude il Rapporto, da noi la flessibilità viene vista solo come un modo per ridurre il costo del lavoro, a vantaggio, quindi, di imprese poco competitive e poco innovative, invece di essere utilizzata per rendere più dinamico il sistema produttivo.
Il Rapporto, insomma, offre al dibattito una serie di dati e di analisi che, come ha osservato Luciano Gallino, uno dei relatori, dovrebbero essere alla base dell’attuale discussione sulle riforme dello Stato sociale, mentre sembra che ben pochi le conoscano.
(28 giugno 2007)

Pensioni: Ferrero, La Previdenza ha finanziato lo Stato con 42 Mld in 6 anni
Come sempre, secondo il ministro per la solidarieta' Paolo Ferrero ''nelle ore cruciali delle trattative a destra e manca si sfornano dati sul disastro rappresentato dalla spesa pensionistica''. Ma queste grida d'allarme, ''buon ultima quella della Corte dei Conti'' secondo il ministro ''sono infondate'' e, anzi, il bilancio dello Stato ''e' stato addirittura finanziato dai contributi previdenziali dei lavoratori''. Nella tabella che Ferrero illustra in una nota, estratta dal Rapporto sullo Stato sociale del 2007, redatto dal Dipartimento di economia pubblica dell'Universita' la Sapienza di Roma e presentato oggi, si evince infatti che ''la spesa previdenziale - spiega Ferrero - al netto della spesa assistenziale (che e' notoriamente a carico della fiscalita' generale e non dei soli lavoratori) e delle tasse pagate dai pensionati sulle pensioni, e' inferiore ai contributi versati dai lavoratori''. Un 'finanziamento diretto' della previdenza nei confronti delle casse dello Stato che ammonta a 4,540 miliardi per il 2000; 9,811 miliardi per il 2001; 7,463 miliardi per il 2002; 5,845 miliardi per il 2003; 7,514 miliardi per il 2004; 7,283 miliardi per il 2005. ''Altro che costo delle pensioni - commenta Ferrero -. Solo negli ultimi 6 anni il sistema previdenziale ha dato al bilancio dello Stato ben 42,456 miliardi''. E' evidente, per il ministro della Solidarieta', ''che le risorse interne al sistema per togliere lo scalone ci sono, senza contare che l'aumento dello 0,3% dei contributi previdenziali deciso dalla finanziaria di quest'anno - come aveva spiegato oggi nel suo intervento - produce un gettito maggiore di circa 1 miliardo all'anno e che la razionalizzazione della gestione dei diversi Enti previdenziali dara' un gettito di almeno 750 milioni l'anno''. Da questi dati risulta evidente come i margini economici per chiudere un positivo accordo con i sindacati che tolga di mezzo il famoso scalone ci sono e per questo Ferrero ritiene necessario ''che il Governo faccia un passo nella direzione prevista dal programma e richiesto dalle organizzazioni sindacali, al fine di chiudere positivamente questa vertenza''.
(ASCA) - Roma, 27 giugno

Gallino: Il professore di Sociologia all’Università di Torino invita a guardare i bilanci dell’Inps: «Permettono l’abolizione dello scalone, a patto che si separi l’assistenza dalla previdenza. Il fondo dipendenti pubblici è in attivo»
E' possibile abolire lo "scalone" Maroni se si procede alla «separazione tra assistenza e previdenza». Luciano Gallino guarda al dibattito politico di queste settimane con una buona dose di scetticismo e critica. «Invece di partire dai dati, si parte dall’opzione politica, quella di ridurre le pensioni pubbliche per favorire quelle private e poi si cerca di ornare quell’opzione con i ti scelti a seconda delle proprie convenienze...Bisognerebbe fare il contrario».

Professor Gallino,lo stato dei conti pubblici giustifica la scelta di non abolire lo ”scalone” Maroni, come sostenuto dall’ala riformista del governo?
Certamente è possibile abolire lo “scalone”, ma bisogna riqualificare i bilanci previdenziali. Sulla previdenza pesano le gestioni assistenziali, che già la legge 67 dell’88 voleva separare: l’obiettivo è rimasto lettera morta. Queste gestioni o spese assistenziali, a fronte delle quali non ci sono contributi versati e che sono dunque a carico della fiscalità generale, costano allo Stato 30 miliardi di euro l’anno, il 2 per cento del Pil. Si potrebbe obiettare che, tolti questi trenta miliardi, resta un deficit di 20 miliardi di euro, dato che il saldo tra spesa e prestazioni è negativo per circa 50 miliardi di euro. Ma non è così, in quanto il restante deficit rientra in forma di tassazione sulle pensioni. In Italia le pensioni sono tassate come redditi ordinari, dunque, a conti fatti, su quei 20 miliardi di uscite lo Stato ne incassa quasi 28 mld dalla normale tassazione sul reddito dei pensionati. Perciò alla fine, il saldo risulta attivo per il bilancio pubblico, per quasi 7.300 miliardi. Lo dice un rapporto appena pubblicato dall’Università La Sapienza di Roma sullo “stato sociale 2007”: sono i pensionati che finanziano il bilancio pubblico e non il contrario.

Come si spiega il fatto che queste considerazioni siano assenti dal dibattito politico?
Il bilancio dell’Inps è complicato da studiare, il primo tomo è formato da 933 pagine...

Pigrizia,semplice ignoranza o c’è il dolo?
E’ in atto uno scontro esclusivamente politico. Qualcuno ha deciso che bisogna tagliare le pensioni pubbliche a favore di quelle private partendo da un’opzione politica e decorandola con dati scelti secondo le proprie convenienze, tacendo sul resto. Andrebbe detto invece che tra i fondi previdenziali dell’Inps l’unico ad essere in attivo è quello dei lavoratori dipendenti: risulta in passivo solo perchè gli accollano i disavanzi di ex fondi tra cui anche quello dei Dirigenti d’azienda. Una discussione seria dovrebbe partire dall’analisi dei dati per poi scegliere l’opzione politica, non il contrario.

Chi genera il rovesciamento della discussione? Ci sono lobby che spingono per il rafforzamento della previdenza privata?
E’ probabile, ma non ci sono le prove. Quello che è evidente è che si fanno affermazioni e si elaborano piani senza il fondamento di dati reali di economia. Attenzione: non è manipolazione dei dati, ma la scelta, tra la migliaia di questi, di quelli che giustificano una tesi abbracciata anni fa e impermeabile ad argomenti razionali.

E’successo anche con la riforma Dini?
Sì, nel ’95 quella riforma ha generato il meccanismo di frattura generazionale che fa discutere oggi.

Anche la sinistra e i sindacati studiano poco i dati?
Direi di sì. Mi meraviglio perchè il rapporto dell’Università di Roma che ho citato non venga usato. E’ molto sfruttabile. E poi perchè non usano l’argomentazione sul fatto che l’unico fondo in attivo è quello dei dipendenti pubblici? E’ strano, ma non lo fanno.

Ha previsto che questo governo non riuscirà ad approvare una seria legislazione sul lavoro. Sulle pensioni cosa ci si può aspettare?
Ci si può aspettare la riduzione dello scalone e l’abolizione della revisione dei coefficienti, che è un altro modo per ridurre le pensioni pubbliche. Sul piano Damiano si può discutere, ma ormai è in corso una prova di forza che ha poco a che fare con la razionalità.

Angela Mauro su Liberazione del 6 Luglio 2007


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Per approfondimenti (suggeriamo di saltare i primi 30 minuti):
Documentazione audiovisiva della presentazione del "Rapporto sullo Stato sociale 2007" tenutosi all’università di Roma La Sapienza e pubblicato sul sito di Radio Radicale

sabato, giugno 30, 2007

Buyback; siamo fermi alla fine degli anni 90?

Lo sappiamo tutti, anche leggendo il blog aziendale di John Swainson:

CA. The Islandia, N.Y.-based company said Wednesday that it had bought back 16.9 million shares, or 3% of outstanding stock, at a cost of $435 million. The stock was up 48 cents, or 1.9%, to $26.16 in midday trading on heavy volume of 18 million shares.
The transaction was funded with existing cash. The plan, which is now complete, allowed for the accelerated repurchase of up to $500 million of stock. CEO John Swainson announced the repurchase in May.


Ma vuole forse dire che siamo ancora fermi alle politiche finanziarie della fine degli anni 90?
A noi pare proprio di si; è impressionante la similitudine delle azioni messe in campo dal management CA con quanto scritto nel saggio di
Michela Pellicelli
Value based management. Approccio manageriale al tramonto?

dove, alla pagina 11 si leggono queste parole:

"Gradualmente si è fatto strada nel management un nuovo modo di ragionare. Essendo pagati con stock options da un lato e per effetto del forte aumento di Wall Street dell'altro, molti managers avevano trovato il metodo per accumulare grosse fortune personali. Bastava spingere i prezzi delle azioni verso l'alto (8) . Tutto ciò incuranti della perdita di competitività nel lungo periodo. Se poi non bastavano i tagli si ricorreva all'indebitamento per acquistare proprie azioni (Buy back).
La corsa alla massimizzazione del valore per gli azionisti ha danneggiato gli altri stakeholder in vari modi:
- licenziamenti di collaboratori fedeli che avevano legato la propria carriera alle fortune dell'impresa;
- imprese di fornitori sono state messe in ginocchio da ripetute richieste di riduzione dei prezzi, di maggiori prestazioni o di servizi aggiuntivi;
- politiche aggressive dei prezzi, per aumentare i ricavi e catturare il massimo possibile dai redditi dei clienti, hanno ridotto i margini di utile;
- sfruttamento di incentivi offerti dagli Stati "ospitanti", senza però contribuire alla diffusione dell'innovazione;
- uso degli ammortizzatori sociali finanziati con le entrate dei contribuenti (cassa integrazione in Italia) per gestire i licenziamenti o i trasferimenti da un'area geografica all'altra.
...
(8) "Alla fine degli anni '90, il movimento del shareholder value era diventato una farsa. Ben presto ovunque i managers prendevano decisioni soltanto sulla base di un possibile aumento delle quotazioni". "Se per raggiungere questo risultato occorreva tagliare i costi di R&D e imporre drastiche riduzioni di prezzo ai fornitori non si esitava a farlo" (Kennedy A., 2000)."

Non c'è ancora accordo sullo scalone

Ringraziamo i lavoratori che si sono mobilitati per la resistenza ad accordi che danneggiano i diritti acquisiti e che mettono a repentaglio il futuro dei giovani.

Venerdì 22 Giugno 2007, 15:46
Pensioni: Fiom, 100 Mila Lavoratori In Sciopero Contro Lo Scalone

La mobilitazione continua

venerdì, giugno 15, 2007

Tfr, ecco perchè il silenzio non è d'oro

Corriere della Sera - 11 giugno 2007

Deludenti finora i risultati delle linee garantite che accoglieranno la liquidazione di chi non deciderà entro fine mese.



Il Sole 24 Ore Radiocor - Roma, 12 giugno 2007
Tfr: Prc, prorogare di 6 mesi scelta lavoratori

Una 'proroga di sei mesi rispetto alla scadenza di giugno' per la scelta dei lavoratori su dove destinare il Tfr. Lo chiede il responsabile Economia del Prc, Maurizio Zipponi, presentando alla Camera la proposta di legge del suo gruppo per l'estensione del Fondo Inps per la previdenza integrativa. Zipponi ha ricordato che Prc 'consiglia i lavoratori ad essere prudenti' sulla destinazione del Tfr; i sei mesi di tempo in piu' servirebbero per sostituire il meccanismo del silenzio-assenso ora previsto in una previsione di scelta formale da parte del lavoratore. La Pdl si propone di estendere la possibilita' di adesione al Fondo Inps, in modo da rendere l'Isituto di previdenza 'uno dei soggetti in campo sulle pensioni integrative'. Questo, ha spiegato Zipponi, garantirebbe se non gli interessi quantomeno il capitale, indipendentemente dall'andamento del mercato. Altra novita' della proposta e' la reversibilita' dell'adesione ai fondi previdenziali.

mercoledì, giugno 06, 2007

Succede in CA……..

Succede che in una azienda dove un totale cambio di management, cerca di dare una nuova identità a quella che secondo il loro pensiero è un’azienda da rifondare e rinnovare, nascondendo le proprie difficoltà dietro falsa etica, professionalità e amicizia.
Succede che questa azienda, che certamente sarà in buona compagnia, attua del mobbing silente verso alcuni impiegati che hanno la sola colpa di essersi opposti al ricatto del vecchio management che, per onore di cronaca, è uscito da questa azienda portando nel proprio bagaglio professionale illeciti finanziari e pessima gestione del personale.
Questa è la mia storia: dopo 17 anni di onorato servizio in questa azienda, passati per buona parte nel settore tecnico e per sei anni nella struttura commerciale, dove i successi mi hanno portato alla partecipazione di tre Compass Club, sono oggetto, insieme alle persone del gruppo di cui faccio parte, di una richiesta di auto rinuncia al 25% delle commissioni spettanti a fronte della formalizzazione di un contratto di una certa rilevanza. Il management di allora, che aveva sempre predicato di volere dei commerciali ricchi con la villa in Costa Smeralda, dice: “visto che guadagnate e guadagnerete tanti soldi, rinunciare a parte dei vostri lauti guadagni non sarà per voi una catastrofe. Comunque, se non volete, nessuno vi obbliga”. Quella che è stata presentata come una libera scelta si è poi dimostrato un boomerang.
Succede che da allora tante sono le difficoltà in cui io e le persone del mio gruppo ci troviamo (mobbing appunto), per aver negato alla direzione di allora, la tangente richiesta.

Succede che le persone del gruppo vengono cacciate (il dirigente) mentre le altre vengono via via messe in condizione di lasciare l’azienda, anche grazie agli incentivi all’uscita proposti dall’azienda dopo la mancata procedura di mobilità che tutti ricordiamo.
Non appena capita l’occasione di una nuova ristrutturazione (FY 2007), mi vengono assegnati di prospect e pochi clienti che fatturano circa 15.000 € l’anno, al posto di quelli che ho sempre seguito da quando sono passato nella struttura commerciale e che rappresentavano, almeno finchè sono rimasti assegnati al mio gruppo, un 10% di tutto il fatturato di CA Italia.
Non mi perdo d’animo e seppure con una quota di budget assegnata a dir poco proibitiva in rapporto alla zona, cerco di andare alla scoperta dei nuovi prospect, facendo violenza alla mia psiche. Lavoro su questa zona in totale autonomia, mancando e i sales delle altre BU ed il relativo Account Manager. Conosco tante nuove persone, alcune cordiali e contente di conoscere per la prima volta CA; altre indifferenti al punto che si fanno negare anche per un primo appuntamento; altre ancora che dichiarano di non voler più niente a che fare con CA.
Finito il lavoro di inventario sulla zona a me assegnata e accertato che, nonostante numerosi interessi riscontrati tra i prospect verso la tecnologia CA, tale zona avrebbe prodotto per l’intero anno fiscale uno 0 assoluto di fatturato, data la mancanza di fondi da destinare a nuovi investimenti.
Succede quindi che nel mese di ottobre 2006 mi permetto di scrivere tale situazione al mio capo, al capo del mio capo ed al responsabile dell’ufficio personale. Tale notifica era, oltre che una dichiarazione basata su dati di fatto, anche una richiesta di aiuto all’azienda per impiegare il tempo rimanente alla fine dell’anno fiscale in modo più proficuo anziché spendere solo soldi in tempo perso, carburante, note spese etc.
Succede che nessuno dei destinatari si degna di rispondermi nonostante i solleciti verbali; tale è la delusione che tutta la mia forza di volontà si sgretola miseramente ed inevitabilmente cado in depressione. Sono costretto ad intensificare le visite e le cure mediche; mi assento dal lavoro per malattia; resto lontano dall’ufficio per cinque lunghi mesi, durante i quali, fatte solo rarissime eccezioni, vengo dimenticato non solo dal management ma anche dalla quasi totalità dei colleghi.
Succede che nel mese di maggio scorso, senza nessun tipo di preavviso, mentre ero alla scadenza dell’ennesimo certificato di malattia (accertata da ben due ASL romane), mi viene recapitata una raccomandata dell’azienda dove dopo venti anni ed un mese di servizio, CA mi da il benservito, licenziandomi.
Certo che la mia storia sia stata poco pubblicizzata o raccontata male, prego le RSA di pubblicare integralmente la mia versione dei fatti, nella speranza che restino un caso più unico che raro.
Lascio con amarezza e delusione CA, ma ringrazio Computer Associates, la società che ho scelto venti anni fa e che tanti come me hanno contribuito a fare grande.

domenica, giugno 03, 2007

Pensioni. Serve la mobilitazione dei lavoratori

Damiano: «Chiudiamo entro giugno».
Epifani alza la voce: «C’è molta inquietudine tra i lavoratori. Convocateci»


O.d.g. sulle pensioni, votato ad unanimità, del Comitato Direttivo della Filcams Cgil del Trentino

Il Ministro del Tesoro ha minacciato il sindacato: o accettate i tagli alle pensioni, oppure i tagli ci saranno lo stesso, sulla base di quanto già deciso dal governo Berlusconi.
Il Ministro del Lavoro ha proposto di peggiorare i coefficienti di calcolo delle pensioni per i più giovani e di trasformare lo scalone, cioè l'aumento a 60 anni dell’età pensionistica, previsto dalla legge Maroni per il 1° gennaio 2008, in una serie di “scalini” che però portano allo stesso risultato: 62 anni di età minima per andare in pensione, a partire dal 2014!
Il governo si è impegnato, prima delle elezioni, a superare lo scalone che innalza l’età pensionabile. Con la finanziaria ben 5 miliardi di euro sono stati presi dalle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori con l’aumento dei contributi pensionistici.
A questo punto non ci sono scuse: sulle pensioni le lavoratrici e i lavoratori hanno già dato e ora devono solo ricevere. Chiediamo:

  1. la totale abolizione dello scalone, il mantenimento dell’età di pensionamento a 57 anni con 35 di contributi, senza alcun taglio dei coefficienti di calcolo delle pensioni;

  2. il miglioramento delle pensioni più basse e del trattamento pensionistico per le nuove generazioni, che si vedranno le pensioni falcidiate dalla precarietà del lavoro e dal sistema contributivo;

  3. la separazione totale della previdenza dall’assistenza, che deve essere posta a carico delle tasse di tutti i cittadini e non solo dei lavoratori;

  4. la lotta agli sprechi, ai privilegi, a partire da quelli dei politici, al lavoro nero e all’evasione fiscale e contributiva, che sono mezzi concreti e giusti per finanziare il miglioramento del sistema pensionistico.
Il governo cerca di prendere tempo e di trascinare la trattativa per imporre al sindacato un accordo capestro. Bisogna fermare questo disegno e il modo per farlo è lo sciopero generale.
La Filcams Cgil del Trentino avvierà una capillare campagna di assemblee e si attiverà perchè si raccolgano le firme, si pronuncino le lavoratrici e i lavoratori. Il mondo del lavoro non è più disposto ad accettare tagli e sacrifici sulle pensioni e sullo stato sociale.
IL Comitato Direttivo della Filcams Cgil del Trentino
Trento, 23 maggio 2007

Banca Usa guidata da Mario Draghi evase una montagna di tasse?

Un gruppo di istituti di credito ha frodato 4 miliardi al fisco. Poi dicono: rigore, tagli!

Alcune grandi Banche d'affari internazionali negli anni scorsi hanno truffato miliardi di euro al Fisco. Mi pare di capire che hanno truffato circa 4 miliardi di euro. Cifra enorme, più o meno la metà del famoso tesoretto. E la metà di quello che l'ex ministro Maroni aveva pensato di risparmiare, di qui al 2025, con il famoso taglio alle pensioni mediante lo scalone. La notizia è contenuta in un articolo informatissimo e molto ben fatto, pubblicato dall'Espresso. L'articolo però non è titolato benissimo. E' titolato così: "B". Solo una lettera, una insignificante lettera, scritta molto grande, tanto che occupa mezza pagina. "B" sta per banche. Punto e basta. Della vera notizia nessuna traccia. Perché la notizia vera - cioè la più clamorosa - non è che esistono le banche, né che le grandi banche truffavano il fisco italiano in modo così cospicuo da modificare profondamente il Bilancio dello Stato, che già di per se è un notizione, ma la notizia vera è che tra queste banche c'è la Goldman Sachs, e che la Goldman Sachs ha truffato più o meno 600 milioni, e soprattutto che negli anni della grande evasione il vicepresidente e "managing director" (cioè amministratore) della Goldman Sachs si chiamava Mario Draghi. E la notizia più notizie di tutte è che non si tratta di un caso di omonimia, ma che stiamo parlando proprio di Mario Draghi governatore di Bankitalia, l'uomo che ancora l'altro giorno ha chiesto ai politici italiani più rigore, ha detto che vanno tagliate le spese pubbliche, ridotte le pensioni, aumentata l'età pensionabile. E tutto questo per che cosa? Più o meno, sembrerebbe, per recuperare quei 4 miliardi di evasione organizzata dalle grandi banche internazionali e di cui lui porta, evidentemente, una parte della responsabilità. Naturalmente è possibilissimo che la notizia pubblicata dall'Espresso, e ripresa da una interrogazione parlamentare dei senatori Giovanni Russo Spena e Salvatore Bonadonna, non sia vera, o sia inesatta, o sia eccessiva, o che Draghi per qualche motivo, nonostante la sua carica importantissima, fosse stato tenuto all'oscuro della truffa. Saremo i primi a rendergliene atto. Però nei giorni scorsi ho sentito degli strani discorsi su Visco. Mi hanno spiegato che anche se a suo carico non c'è niente di niente, i giudici non lo accusano (mentre hanno accusato formalmente i grandi evasori delle grandi banche) tuttavia per motivi di opportunità politica è stato giusto che facesse un passo indietro e rinunciasse alle deleghe. La Casa delle libertà dice che anche se non ha commesso reati deve essere cacciato dal ministero (rovesciando le sue tesi garantiste, credo giuste, secondo le quali Berlusconi doveva restare al suo posto, e anche Previti, nonostante i molteplici , e forse ingiusti, avvisi di garanzia e rinvii a giudizio). Ma allora mi chiedo: se questo è il metro, cosa aspetta Mario Draghi a fare non uno ma un centinaio di passi indietro? Sennò finisce che cacciamo quelli che snidano gli evasori e ci teniamo quelli che...

di Piero Sansonetti

Su Liberazione del 03/06/2007

sabato, maggio 26, 2007

Tagliato il cuneo fiscale ad Assicurazioni, Aziende e Banche!

Gli industriali sul sito di Tubal
E poi si dice che Prodi non mantiene le promesse.

Peccato che non sapendo come e da chi iniziare ha deciso di farlo in ordine alfabetico, partendo dalla A di Aziende e Assicurazioni e dalla B di Banche...

Lavoratori ed Operai ... aspettate il vostro turno!


Il tesoretto sul sito di Tubal

sabato, maggio 19, 2007

FERIE

Alcuni colleghi hanno chiesto delucidazioni in merito alle modalità con cui l'azienda sta gestendo la questione ferie.
Ufficiosamente si parla di probabile chiusura aziendale (2 settimane ad Agosto + 1 settimana ad inizio Gennaio 2008); fino a questo momento NON c'è stata nessuna comunicazione ufficiale a tale riguardo.
Guardiamo allora la normativa relativa alle ferie:

  • DLGS 66 del 2003; il lavoratore ha diritto ad un periodo annuale minimo di 4 settimane di ferie; il diritto alla fruizione di almeno due settimane di ferie nell'anno di maturazione (le due settimane devono essere consecutive, a richiesta del lavoratore); la possibilità di fruire del restante periodo di due settimane di ferie nei 18 mesi successivi al termine dell'anno di maturazione; la salvaguardia di quanto previsto in materia dall’art.2109 del codice civile e dalla contrattazione collettiva; uno specifico sistema di sanzioni amministrative (articolo 18bis, comma 3, D.Lgs.66/2003, introdotto dall'art. 1, comma 1, lett. f, del D.Lgs.213/2004) in caso di violazione dei predetti vincoli (sono puniti sia la violazione del diritto alla fruizione delle due settimane nell'anno di maturazione, sia il mancato rispetto del periodo massimo di 18 mesi successivi al medesimo anno di maturazione - la sanzione varia da 130 a 780 euro, per ogni lavoratore e per ciascun periodo cui si riferisca la violazione); il divieto di monetizzazione delle 4 settimane di ferie garantite, salvo il caso di risoluzione del rapporto di lavoro.

  • Art. 142 CCNL; Compatibilmente con le esigenze dell’azienda, e tenuto conto di quelle dei lavoratori, è in facoltà del datore di lavoro stabilire il periodo delle ferie dal maggio all’ottobre, eccettuate le aziende fornitrici di apparecchiature frigorifere e di birra, ….. Ferme restando le eccezioni sopra indicate, in deroga a quanto sopra, la determinazione dei turni feriali potrà avvenire anche in periodi diversi dell’anno in accordo tra le parti e mediante programmazione. …….

Premesso che riteniamo giusto che le ferie vengano fatte e non monetizzate, il nostro parere è che:

  1. le ferie maturate devono essere esaurite entro i 18 mesi successivi all’anno di maturazione

  2. l’azienda può legittimamente annunciare una chiusura nel mese di Agosto ma senza accordo tra le parti non può farlo per Gennaio 2008

  3. ad oggi non c’è nessuna comunicazione di chiusura aziendale per cui i singoli lavoratori sono liberi di programmare le loro ferie con le modalità in uso negli scorsi anni

I.V.C.; vogliamo la ... vacanza

Dopo gli approfondimenti del caso abbiamo deciso di segnalare la controversia relativa alla mancata erogazione della I.V.C. (indennità di vacanza contrattuale) alla Commissione paritetica territoriale di conciliazione di EBITER, riservandoci di attivare in un secondo momento una causa formale sulle decisioni dell’azienda.

sabato, maggio 12, 2007

Non è tempo di ... vacanza


Come vediamo la dirigenza non perde occasione per ribadire che, così come negli anni non ha mai voluto dialogare con i lavoratori, anche per il presente (e per il futuro) la sua unica aspettativa sulle relazioni interaziendali è quella di un rapporto di pura subordinazione e di accondiscendenza alle decisioni unilaterali. Si preferiscono le “masse gaudenti di Gardaland”?

Prima di tutto c’è un elemento di metodo: “Bon ton” vorrebbe che a fronte di una richiesta di chiarimento delle RSA perlomeno ci si degnasse di emettere un comunicato aziendale per spiegare le ragioni ed i criteri adottati per il riassorbimento dell’I.V.C. dai superminimi individuali. Ma tant’è, questa dirigenza abbiamo ….
I lavoratori CA, invece, si sono accorti della malefatta solo leggendo il cedolino e, visti i pasticci fatti da CA in questi mesi, a qualche ingenuo è legittimamente sorto il dubbio che l’assenza dell’aumento non fosse una malefatta contro i lavoratori, ma uno dei tanti sbagli degli ultimi mesi (la vicenda “rata auto” insegna)…

Ed invece gli ingenui si devono ricredere. Ma dato che proprio tutti ingenui non siamo, in un contesto nel quale non si è ancora chiusa la vicenda dei 10 colleghi licenziati in tronco (licenziamenti che continuiamo a ritenere in violazione delle norme dello Statuto dei lavoratori), è evidente che questa fastidiosa vicenda dell’assorbimento dell’I.V.C. non può certo finire con una mail.

Come RSA riteniamo che
A) il CCNL non consente l’assorbimento, totale o parziale, degli aumenti retributivi previsti, salvo che il datore di lavoro abbia previsto espressamente l’assorbibilità del superminimo attribuito a titolo di anticipazione di incrementi retributivi, anche futuri, derivanti da leggi, CCNL ed accordi integrativi aziendali, con facoltà di procedere ad assorbimento fino a concorrenza. Questo vale tanto più per l’I.V.C. che costituisce un sistema automatico di indennizzo e opera in una condizione di carenza contrattuale espressamente prevista (e normata) dal precedente accordo del luglio 1993
B) l’I.V.C. non può essere assorbita tutte le volte che il superminimo è attribuito a titolo di merito, ad personam, ovvero per motivi legati alla persona del lavoratore, quale compenso speciale per la prestazione lavorativa svolta
C) in entrambi i casi, del problema se assorbire o meno, si parlerà al momento del rinnovo del CCNL, non ora!

Per questo motivo faremo sapere a breve quali passi saranno intrapresi per avere un parere “terzo” rispetto ai preconcetti aziendali.

mercoledì, maggio 09, 2007

La riduzione costi secondo CA


PENSIONI: una giornata di ordinaria confusione.

Il segretario del Prc, Franco Giordano, ha sottolineato che per avere il via libera di Rifondazione alla riforma della previdenza «bisognerà ripartire dal programma sottoscritto e condiviso da tutti gli alleati dell'Unione, alla base del mandato elettorale»; ha parlato anche di «abbattere integralmente lo scalone introdotto dal governo delle destre» e «Non mettere mano ai coefficienti di trasformazione e garantire che qualsiasi aumento dell'età pensionabile si basi su forme di incentivo e sia del tutto facoltativo».
Grottesco che in soccorso di Padoa Schioppa siano scesi in campo esponenti della destra. Il leghista Roberto Calderoli, «Padoa-Schioppa fa bene a tenere duro, la riforma Maroni serviva a garantire la pensione ai giovani», o Altero Matteoli (An), «Oggi abbiamo assistito all'assalto della sinistra radicale al ministro dell'Economia che viene bocciato, sconfessato sulle pensioni e sul tesoretto e considerato come un intruso nel governo». Plauso da Maurizio Beretta (direttore Confindustria) «non ritiene utile mettere mano alle norme in vigore se questo significa pesare sulla finanza pubblica con maggiori risorse».
Paolo Ferrero, ministro della Solidarietá sociale che proprio mercoledì mattina è tornato a chiedere l'abrogazione delle legge Biagi, ha bocciato l'impostazione scelta all'apertura del confronto coi sindacati «l'abolizione dello scalone era nel programma con cui ci siamo presentati agli elettori. Abbiamo fatto quella promessa anche se sapevamo che era un costo e adesso dobbiamo mettere le risorse necessarie per questa abolizione, non è una richiesta di Rifondazione, è il programma dell'Unione».

MA COSA DICE IL FAMOSO PROGRAMMA DELL’UNIONE?

Per il bene dell’Italia. Programma di Governo 2006-2011
Una previdenza sicura e sostenibile

Dalla proiezione fino al 2050, utilizzata come riferimento per
gli ultimi provvedimenti adottati e nelle procedure di confronto
con gli altri paesi europei, si vede che l'incidenza della
spesa pensionistica italiana sul PIL, inizialmente una delle
più elevate in Europa, risulta tra le più stabili nel tempo, con
una crescita inferiore ai due punti percentuali nella fase
intermedia, quando subito dopo il 2030 si dovrebbe arrivare al
valore più alto, e una successiva contrazione che riporta l'incidenza
della spesa ad un livello leggermente inferiore a quello
attuale. Nello stesso periodo, il rapporto tra spesa per pensioni
e PIL nell’insieme dei paesi europei registra una crescita di
circa tre punti percentuali, con notevoli differenze nel profilo
temporale e nella dimensione delle variazioni per ogni Paese.
La stabilizzazione della spesa pensionistica italiana nell’arco
dei prossimi cinquant’anni, che riavvicina di molto il nostro
paese alla media europea, è determinata dal concorrere di vari
fattori. In particolare, a contrastare il tendenziale effetto
espansivo sulla spesa dovuto all'aumento del tasso di dipendenza
demografica, ci sono in ordine di importanza la restrizione
dei criteri di accesso al pensionamento, l'aumento del tasso di
occupazione ma, soprattutto, la discesa dei "tassi di sostituzione",
cioè del rapporto tra pensione e ultima retribuzione, nelle fasce di età che precedono i 65 anni.
Come indicano dunque le proiezioni, il sistema previdenziale
italiano, con il passaggio al regime contributivo, offre nel
lungo periodo garanzie di sostenibilità finanziaria più solide
rispetto ai sistemi pensionistici di quasi tutti gli altri paesi
europei. Tuttavia, dalle stesse proiezioni emerge un problema
serio, che riguarda l'ammontare futuro dei trattamenti pensionistici rispetto ai redditi da lavoro.

Da ciò discende la necessità di intervenire a favore delle parti
più fragili del sistema, che sono individuabili soprattutto
nelle lavoratrici e nei lavoratori con carriere discontinue e
meno retribuite, oltre che nei pensionati che sopravvivono più a
lungo dopo il pensionamento.
Il governo di centrodestra, pur basandosi su documenti che delineano
il quadro appena esposto, si è mosso solo in direzione
della “sostenibilità finanziaria” del sistema pensionistico,
con misure inique che peggiorano la ”adattabilità” del sistema
stesso, e ha tralasciato ogni azione diretta a rendere in prospettiva
più adeguati i trattamenti.
L’innalzamento rigido dell’età di pensione, che il governo ha
applicato anche al regime contributivo, produce effetti pressoché
nulli sulla sostenibilità finanziaria di lungo periodo,
poiché con questo metodo di calcolo l'onerosità di una pensione
è sostanzialmente identica per ogni età di ritiro nell'intervallo
previsto.
Ancora più importante è il fatto che la flessibilità del sistema
contributivo introdotta dalla riforma "Dini" aiutava anche a
risolvere il problema dei lavoratori in difficoltà a mantenere
un posto fisso di lavoro oltre certe soglie di età. Con la
situazione che si viene a creare, senza adeguati interventi per
favorire la prosecuzione della carriera, molte persone ultracinquantenni rischiano, quando sono estromesse dall'attività
lavorativa, di non avere più un salario e di non avere ancora
diritto alla pensione.
Inoltre, va ricordato che con le precedenti riforme era già
stata raggiunta un mediazione basata sugli anni di anzianità o
sulla combinazione tra anzianità contributiva e soglia di età
che, vista la proiezione di medio termine dei conti della previdenza
non richiede interventi strutturali. L'aumento "a scatto"
dell'età richiesta è anche una misura poco coerente con l’obiettivo
di controllare la spesa, in quanto, da un lato non si spiega
perché fino al 2008 non ci sia necessità di risparmio, mentre
dopo il 2008 questa esigenza assuma una tale urgenza da richiedere il blocco delle uscite di anzianità per tre/cinque anni,
con la possibilità che un’accelerazione delle uscite negli anni
che precedono l’entrata in vigore renda meno efficace e più iniquo il gradino temporale.
Inoltre questa misura determinerebbe
un consistente ostacolo all’ingresso al lavoro per le giovani
generazioni, aggravando ulteriormente la situazione attuale sul
versante del mercato del lavoro.
Anche l'altra misura molto sbandierata dal governo di centrodestra,
cioè l’incentivo per il posticipo del pensionamento (il
cosiddetto "bonus"), si presta a diverse critiche. In particolare,
se calcolato correttamente, il bonus non presenta effettivi
vantaggi se non per chi ha retribuzioni più elevate e che,
con più probabilità, avrebbe comunque continuato a lavorare.
Ciò è confermato dai dati che registrano basse quote di beneficiari
tra le qualifiche inferiori, le donne e le regioni del
mezzogiorno, con in aggiunta un incidenza della misura sui conti
pubblici del tutto modesta.
Nel complesso, a differenza dell’indirizzo perseguito dall’attuale
governo, i maggiori oneri connessi al periodo di transizione
al nuovo regime pensionistico, la cosiddetta "gobba", non
costituiscono un problema particolare, anche tenendo presente
che in una economia in crescita, anche allargandosi la quota di
risorse da indirizzare alle pensioni, il reddito reale procapite
delle persone attive può comunque aumentare.
Sulla base di ciò, noi crediamo necessario intervenire con
misure migliorative e di razionalizzazione dell'esistente.
In particolare puntiamo a:
- ribadire la necessità di attenersi alle linee fondamentali
previste dalla riforma "Dini" che senza altre continue
ipotesi di riforma del sistema pensionistico che minano
la sicurezza sul futuro dei lavoratori - rappresentano
già la principale garanzia di sostenibilità finanziaria
del sistema;
- eliminare l’inaccettabile “gradino” e la riduzione del
numero delle finestre che innalzano bruscamente e in modo
del tutto iniquo l’età pensionabile, come prevede per il
2008 la legge approvata dalla maggioranza di centrodestra;
- affrontare il fenomeno dell'evasione contributiva con
opportuni strumenti di controllo e accertamento, compreso
un aumento di organico degli ispettori del lavoro del
Ministero e degli enti, dai quali verrebbe anche un consistente
aiuto per la lotta al sommerso;
- per compensare la tendenza al ribasso dei trattamenti
pensionistici, intervenire sull’adeguamento delle pensioni
al costo della vita e approntare misure efficaci che
accompagnino verso un graduale e volontario innalzamento
dell'età media di pensionamento.
Con la tendenza all’aumento della vita media e all'interno
di una modifica complessiva del rapporto tra tempo di vita e
tempo di lavoro, l’allungamento graduale della carriera
lavorativa, tenendo conto del diverso grado di usura provocato
dal lavoro, dovrebbe diventare un fatto fisiologico.
Il processo va incentivato in modo efficace, con misure
incisive, che non mettano a rischio l’adeguatezza della
pensione. In particolare, occorre fare leva su meccanismi
di contribuzione figurativa, a cui abbinare incentivi per
le imprese che mantengano nel posto di lavoro le persone
sopra i cinquant’anni.

martedì, maggio 08, 2007



Ancora nessuna risposta dalla Direzione.

p.s.: vi ricordate il link alla CA best place to work del 3 aprile 2007? Beh, è stato sostituito con il link ad una pagina più adeguata ai tempi.

domenica, maggio 06, 2007

Lo SCALONE sul sito di Biani


Pensioni : Giorgio Cremaschi: “Il governo svela le carte, sciopero generale”
“I giornali pubblicano con ampio risalto un’ipotesi del Ministero del Lavoro di aumento fino a 62 anni dell’età pensionabile. Siamo di fronte a un attacco gravissimo alle condizioni e ai diritti dei lavoratori, che non è mitigato dal fatto che il percorso proposto dall’attuale governo sia più lento di quello deciso dal governo Berlusconi.”
“La sostanza è la stessa: si aumenta l’età pensionabile colpendo prima di tutto quelle lavoratrici e quei lavoratori che già oggi non ce la fanno a raggiungere la pensione per lo stress e la fatica delle condizioni del lavoro. Inoltre l’elevazione dell’età pensionabile creerà ancor più lavoro precario per i giovani a cui verranno anche ulteriormente decurtate le pensioni. Infatti, le indiscrezioni della stampa dicono che vi sarà anche il taglio dei coefficienti di calcolo per le pensioni future.”
“Siamo di fronte a una linea che va nella direzione opposta a quanto chiedono i lavoratori. A questo punto, se il governo conferma queste posizioni, non vi è alcuno spazio di negoziato; Cgil, Cisl e Uil devono quindi interrompere il confronto e passare alla mobilitazione, fino allo sciopero generale. Non c’è alcun mandato dai lavoratori per negoziare sulle basi di trattativa che sta proponendo il governo.”

Roma, 4 maggio 2007

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RIUNIONE NAZIONALE R28A IN FILCAMS - 25 Maggio - Bologna
Basta con la moderazione salariale - Basta con la sindrome del Governo "amico"