Intervista a Guglielmo Epifani,dal Corriere della Sera del 31 Ottobre 2007.
Epifani: meno fisco in busta paga
tagliare cento euro di tasse al mese
Il leader della Cgil: un piano di cinque anni per aumentare i salari netti «La copertura? Ridurre gli sprechi e prelievo sulle rendite finanziarie»In sostanza Epifani ancòra la questione salariale alla questione fiscale, allineandosi così con tutti quelli che puntano ad una riduzione delle tasse come strumento principale per rimpolpare profitti e rendite.... ed ora anche i salari.
Sembra quasi che si pensi ad un pozzo fiscale senza fondo. Ma ridurre le tasse per sostenere profitti, rendite e salari è come giustificare di fatto la permanente riduzione dello stato sociale.
Non siamo riusciti neppure a recuperare il fiscal drag in tutti questi anni dall'abolizione della scala mobile ad oggi.....
Certo c'è una questione salariale ed è pesante, ma questa dipende anche e sopratutto da una linea sindacale concertativa che prima ha accettato l'abolizione delle indicizzazioni salariali e che ha per anni accettato il tasso di inflazione programmata come riferimento per le politiche retributive.
Quanto sono stati sostenuti profitti e rendite in questi anni da una debole rivendicazione salariale?
E quanto lo saranno ancora se oltre ad una debole ed inadeguata politica contrattuale rivolgiamo da ora le nostre attese salariali sulla riduzione fiscale?
Certo questo potrebbe aumentare un poco i nostri salari, ma col tempo, alleandosi a chi sostiene oggi una generalizzata riduzione della tassazione (anche quindi su profitti e rendite) si gettano le basi per la distruzione dello stato sociale.
Quello che non si capisce dalla intervista di Epifani al Corriere è come la politica salariale dovrà cambiare anche rispetto alle imprese. Ci si aspetterebbe (come per altro ha deciso l'ultimo congresso della CGIL) che saltasse il riferimento alla inflazione programmata, che si sarebbe finalmente ripreso a costruire le piattaforme rivendicative in maniera più efficace e meno subordinata. Ma su questo Epifani non dice nulla. L'unica cosa che lascia trasparire la sua intervista è l'enorme fiducia che viene espressa rispetto agli effetti benefici di una riduzione fiscale.
Se ci aspettava una proposta che puntasse sia sulla leva fiscale che sulla ripresa di una politica contrattuale più efficace (
a metà mese il Commercio dovrebbe scioperare per un contratto che chiede la cifra di 78 euro, riparametrati al 4° livello per 14 mensilità!) .... beh siamo rimasti delusi. Per quanto riguarda il rapporto con le imprese si parla solo di un tavolo per rivedere il modello contrattuale, ma nell'intervista non si dice
come, stando volutamente sul generico.
Così, in conseguenza della linea annunciata a mezzo stampa da Epifani i lavoratori avranno forse aumenti salariali grazie alla riduzione delle tasse (e quindi anche dello stato sociale, soldi nostri) e
le aziende potranno continuare a risparmiare sui rinnovi contrattuali ed a sostenere un'altra riduzione delle tassazioni sui profitti e sulle rendite.
La beffa che si rischia è che i salari non aumentino di un bel nulla, ma semplicemente che ci venga monetizzato in busta paga quanto oggi lo Stato ci restituisce come servizio sociale (scuola, sanità ecc).... e che da domani ci dovremo pagare da soli.
In realtà quanto auspicato da Epifani sembra cosa già fatta. Damiano (ministro del lavoro) già lo da per certo e Confindustria plaude (tanto non paga);
già si parla di tavoli da aprire a giorni.
Peccato che nessuno tra gli iscritti del sindacato ne ha potuto discutere. La CGIL è ferma all'ultimo congresso, quello dove si era detto che bisognava superare le subordinazioni che vincolavano la contrattazione, bisognava respingere l'aumento dell'età pensionabile ed una ulteriore riduzione delle pensioni, bisognava che tutti pagassero le tasse in modo da ridare slancio allo stato sociale, ecc. ecc.
La perplessità è il minimo davanti ad un segretario nazionale che comunica la linea della Cgil ed i suoi cambiamenti in corso d'opera quasi solo a mezzo stampa, e che magari si arrabia pure se qualcuno prova a dire di non essere d'accordo con le cose che fa e che dice e che solleva dubbi su questo aprire trattative e firmare accordi senza mandato alcuno.