domenica, novembre 23, 2008

Nuove ragioni per lo sciopero generale del 12 dicembre

La cacciata degli invisibili
di Antonio Sciotto
su Il Manifesto del 22/11/2008
Via i precari dal pubblico e dal privato. Brunetta, Tremonti e Gelmini ne licenziano 300 mila tra statali e scuola. Altrettanti a rischio nell'industria. Sono del tutto privi di ammortizzatori. E intanto Sacconi decurta i salari degli apprendisti.



La «valanga» colpirà per primi e soprattutto loro, gli sfruttati al quadrato: sono almeno 600 mila - una cifra enorme - i precari che potrebbero perdere il posto l'anno prossimo, per l'effetto combinato della crisi (e dei «non» interventi del governo) e - dall'altro lato - dello stop alle assunzioni ordinato dal trio Tremonti-Brunetta-Gelmini. Quel che è peggio, non è neanche la perdita del posto in sè - questa categoria è più che abituata - ma il baratro che si apre il giorno successivo, con il mercato del lavoro gelato dalla recessione e l'assenza di qualsiasi ammortizzatore sociale. Dalla sera alla mattina, niente proroga, poche speranze di trovare qualcos'altro, e neppure un euro per respirare almeno qualche mese. Un vero incubo. Nel pubblico impiego, università e ricerca comprese, il conto dei contratti «appesi» è presto fatto: come spiega Michele Gentile, della Cgil nazionale, si tratta di 47 mila contrattisti a termine, 20 mila Lsu, 10 mila interinali, e ben 80 mila rapporti di collaborazione (è il numero complessivo di contratti attivati nel 2007, dunque non corrispondono esattamente a 80 mila persone, ma ci siamo vicini). Poi ci sono i 130 mila a termine del mondo della scuola. La somma è di quasi 300 mila lavoratori, per il momento tutti a rischio, tranne qualche fortunato che potrà essere «graziato» dal ministro anti-precari Renato Brunetta, a sua totale discrezione, in forza di una legge approvata di recente. Vediamo quale.Il blocco di fatto alle stabilizzazioni è contenuto in un emendamento alla legge 1167, passata già alla Camera e che aspetta l'ok del Senato, in base alla quale dal primo luglio 2009 non si potrà stabilizzare nessuno che abbia oltre 3 anni di precariato alle spalle, fatti salvi quelli che abbiano concluso l'iter concorsuale entro il 30 giugno 2009 (con un 40% di posti riservato a chi abbia 3 anni di anzianità). E' l'annullamento delle precedenti finanziarie Prodi, che autorizzavano alla proroga indefinita dei contratti e davano la possibilità di stabilizzare tutti i precari.Sembrerebbe comunque che almeno fino a luglio prossimo ci sia qualche speranza, ma la Cgil spiega che è praticamente impossibile per un'amministrazione bandire, effettuare e chiudere con le nomine un concorso in meno di 7 mesi. Ma soprattutto la legge non fa i conti con il decreto 112 varato dal ministro dell'Economia Tremonti quest'estate, quello che prevede tagli per 34 miliardi di euro, in particolare stoppando il turn over nel pubblico: si autorizza solo un'assunzione a fronte di ben 10 uscite. Dunque Brunetta avrebbe varato una legge che disegna percorsi concorsuali, senza però avere i soldi per farli. Come, d'altra parte, promette il salario accessorio agli statali nell'accordo separato firmato con Cisl e Uil: solo che serve un'apposita legge finanziata dal Tesoro, per ben 730 milioni, e di questi tempi è tutt'altro che facile che Tremonti sganci. Tornando ai precari, trascorso l'1 luglio 2009, e annullata qualsiasi residua speranza, potrà essere il ministro Brunetta - che nel frattempo si sarà fatto consegnare una «mappatura» del precariato in tutti i settori - a scegliere per l'assunzione quelli che lui riterrà meritevoli. «Brunetta si è ritagliato un ruolo discrezionale enorme, che aumenta il suo potere - spiega il sindacalista Cgil - Se facciamo l'esempio della ricerca, dove i precari sono almeno 2 mila, in base allo stop del turn over di Tremonti ne potranno essere assunti sì e no 450 entro il prossimo anno». E soprattutto, questi concorsi riguardano solo i 47 mila contrattisti a termine, mentre gli altri atipici in diverse forme sono praticamente già cancellati da Brunetta.Passando ai precari del settore privato, se ne quantificano almeno 300 mila nelle industrie metalmeccaniche, quelle più colpite dalla crisi della domanda. Maurizio Landini, della Fiom, spiega che sono il 15% degli addetti del settore, peraltro rilevabili soprattutto nelle aziende maggiori, dove il sindacato può recuperare una casistica. Molti lavorano da più di 5-6 anni nella stessa fabbrica, senza contare la complicazione dei tanti immigrati, che insieme al contratto rischiano di perdere anche il permesso di soggiorno. Cgil e Fiom chiedono ammortizzatori per tutti, e la sospensione della legge Bossi-Fini.Sul fronte delle tutele, ieri il ministro del Welfare Sacconi ha spiegato genericamente che il governo «allargherà i beneficiari di integrazione al reddito, tenendo conto anche dei soggetti più deboli». Non si capisce però chi avrà diritto (oltre ai precari, sono esclusi dagli ammortizzatori, settori come il terziario e l'artigianato). E non finisce qui, perché Sacconi ha fornito una nuova interpretazione in merito alle retribuzioni degli apprendisti: fino a oggi non potevano mai essere inferiori di due livelli rispetto a un pari mansione, d'ora in poi sono decurtabili a piacere. Liberalizzata è anche la formazione degli apprendisti: non ci sarà più bisogno di una certificazione pubblica, potrà essere svolta tutta in azienda. «Sono due notevoli peggioramenti - commenta il segretario Fiom Gianni Rinaldini - che danno nuove ragioni allo sciopero generale del 12 dicembre».

mercoledì, novembre 19, 2008

Lo sciopero del 12 dicembre combatte la crisi dei consumi

Confcommercio: consumi in calo per 3 anni

I consumi delle famiglie italiane diminuiranno per tre anni consecutivi, segnando un calo dello 0,5% quest'anno, dello 0,5% nel 2009 e dello 0,4% nel 2010.


Confcommercio prima si scava la fossa con le sue mani programmando l'impoverimento dei suoi collaboratori (vedi lo scippo dell'aumento contrattuale che non recupera neppure l'inflazione reale, tra l'altro firmato con un contratto separato che esclude la principale rappresentanza sindacale dei lavoratori), poi si sbraccia a dichiarare lo stato di crisi ed a cercare le sovvenzioni statali.


C'è una sola risposta seria a Confcommercio:
i lavoratori si preparino allo sciopero generale per la giornata del 12 Dicembre!

venerdì, novembre 14, 2008

12 Dicembre 2008. Sciopero Generale

La CGIL ha proclamato lo sciopero generale per il 12 dicembre, recependo la proposta della FIOM, la cui linea di allargamento ed unificazione delle lotte sta crescendo. Alla base di questa scelta ci sono due spinte: da una parte la spinta della Fiom e della Funzione Pubblica, dall'altra da parte della base degli iscritti.

Dopo l'esperienza degli accordi separati del Commercio e della Funzione Pubblica, fortunatamente il gruppo dirigente si è fermato un attimo prima del burrone. Una Cgil che avesse aderito alle linee guida della Confindustria insieme a Cisl e Uil sarebbe stata una catastrofe sia per il sindacato che per i lavoratori italiani.

Oggi, di fronte alla crisi, le alternative si fanno più nette. O si segue la linea che Sacconi ha chiamato della complicità, oppure si ricomincia dalla lotta.

Adesso, dopo l'annuncio dello sciopero, la Cgil deve definire una sua nuova piattaforma che superi la fase della concertazione. Noi la chiediamo fermamente!

martedì, novembre 11, 2008

Sciopero Generale del Terziario e del Commercio

Sciopero Generale del Terziario e del Commercio


Venerdì 14 (per chi lavora fino a venerdì)


Sabato 15(chi lavora su sei giorni).


Per partecipare alla Manifestazione di Roma invia il tuo nominativo a questo indirizzo mail: ci troviamo alla Stazione FS di Sesto San Giovanni (MM1 Sesto FS) alle 22,30 di Venerdì 14 (treno speciale filcams-CGIL).

Il ritorno a Milano(FS Sesto) è previsto per la sera di Sabato 15.


venerdì, ottobre 10, 2008

Accordo sul sistema contrattuale o sciopero generale?

Le Confederazioni ed Organizzazioni sindacali CUB, Confederazione Cobas, SdL Intercategoriale hanno proclamato uno SCIOPERO GENERALE di tutte le categorie pubbliche e private per l’intera giornata del 17 ottobre 2008.
Lo sciopero è indetto per



  • forti aumenti generalizzati per salari e pensioni, introduzione di un meccanismo automatico di adeguamento salariale legato agli aumenti dei prezzi e difesa della pensione pubblica - rilancio del ruolo del contratto nazionale come strumento di redistribuzione del reddito - difesa e potenziamento dei servizi pubblici, dei beni comuni, del diritto a prestazioni sanitarie, del diritto alla casa e all'istruzione;

  • abolizione delle leggi Treu e 30 - continuità del reddito e lotta alla precarietà lavorativa e sociale, con forme di reddito legate al diritto alla casa, allo studio, alla formazione e alla mobilità;

  • sicurezza nei luoghi di lavoro e sanzioni penali per chi provoca infortuni gravi o mortali;
    fermare il razzismo che, oltre a negare diritti uguali e la dignità delle persone, scarica sui migranti la responsabilità dei principali problemi sociali;

  • restituire ai lavoratori il diritto di decidere: no alla pretesa padronale di scegliere le organizzazioni con cui trattare - pari diritti per tutte le organizzazioni dei lavoratori - difesa del diritto di sciopero.



Per contro il sindacato confederale tace e continua una trattativa a perdere sul sistema contrattuale che, se portata a compimento, segnerà l'impoverimento programmato dei lavoratori. Dopo un’ennesima stagione di contratti incapaci anche solo di recuperare l'inflazione pregressa e di precarizzazione del lavoro, ci si aspetterebbe che anche CGIL CISL e UIL proclamino lo SCIOPERO GENERALE-NAZIONALE DI TUTTE LE CATEGORIE, uno sciopero che segni una discontinuità con le politiche conniventi di questi anni concertativi e che segni un salto di qualità nella lotta.

Per i lavoratori del Commercio l’unico modo per respingere l’accordo separato e conquistare un contratto dignitoso è promuovere una piattaforma che risponda realmente ai bisogni dei lavoratori mettendo in campo metodi di lotta efficaci. Per fare questo è indispensabile mettere da parte la linea concertativa degli ultimi anni e abbracciare una linea sindacale basata sul protagonismo dei lavoratori.

venerdì, ottobre 03, 2008

Documento del CD Nazionale Cgil del 30 settembre

Il Direttivo della Cgil riunito il 30 settembre esprime la sua soddisfazione per l’andamento delle 150 manifestazioni del 27 settembre.
L’ampia partecipazione di giovani, donne, precarie e precari della scuola e del pubblico impiego insieme a lavoratori e pensionati, hanno dato forza alla rivendicazione di risposte positive sui salari, dalla restituzione del fiscal drag, alle detrazioni fiscali per il lavoro dipendente e le pensioni, sulla base delle piattaforme unitarie confederale e del sindacato pensionati.
Le piazze colorate e festose sono state una prima risposta al progetto della “Ministra Gelmini” di destrutturazione della scuola pubblica, una grande attenzione all’occupazione, ma soprattutto al futuro della scuola pubblica e nazionale a partire dall’istruzione primaria.
Dalle piazze è giunto con chiarezza il messaggio di difesa dello stato sociale e della sua universalità senza il quale l’attacco si traduce anche in un’offensiva ulteriore alla libertà delle donne.
I pensionati e le pensionate hanno detto no ad interventi sbagliati sui temi della sanità e del sociale, e chiesto, a conferma del loro ruolo negoziale, l’attivazione del tavolo sulla rivalutazione delle pensioni.
I lavoratori e le lavoratrici migranti sono stati nelle piazze della Cgil, denunciando un crescente razzismo.
Le lavoratrici e i lavoratori del commercio e del terziario, hanno espresso la loro contrarietà al contratto separato e rivendicato il loro diritto alla contrattazione.
I lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego e della scuola si sono uniti ai tanti delle aziende colpite dalla cassa integrazione, dalla mobilità e dai licenziamenti. Il tema dell’occupazione, e della lotta al precariato, visibile in tutte le piazze, richiederebbe un governo – a maggior ragione nella crisi finanziaria che sta dilagando - che agisca sul versante dello sviluppo per contrastare la crisi dei consumi attraverso la risposta ai salari e con scelte di politica industriale, di investimenti infrastrutturali e di rilancio del Mezzogiorno, e non certo la deregolazione sul lavoro che sta attuando il governo, con il consenso di Confindustria, a partire dalla manomissione del protocollo sul Welfare, con le proposte del Libro Verde e con l’arretramento in ordine ai controlli sulle collaborazioni a progetto e con l’ultimo atto rappresentato dall’emendamento del governo che licenzia i precari di tutti i settori della Pubblica Amministrazione.
Il libro verde e le ipotesi di Confindustria sulla bilateralità costruiscono l’ipotesi di un welfare corporativo che si contrappone al welfare pubblico.
La giornata di mobilitazione del 27 settembre, è una prima tappa di una iniziativa di mobilitazione che deve proseguire, su tutti questi temi, a partire nell’immediato da un grande percorso di informazione e discussione con i lavoratori e i pensionati sviluppando una campagna di assemblee nei posti di lavoro e con le iniziative di lotta e di mobilitazione delle categorie nazionali e delle strutture territoriali.
Le nostre scelte a sostegno della piattaforma unitaria sul fisco e sulla contrattazione confermano il valore per la Cgil dell’unità sindacale, unitamente alla ricerca di tutti gli spazi di lavoro e di iniziative unitarie ovunque possibili, oltre a quelle già realizzate.
Il Direttivo esprime inoltre soddisfazione per la positiva azione della Cgil nella vertenza Alitalia. Pur di fronte ad un risultato difficile e doloroso per le lavoratrici e i lavoratori, la coerenza della nostra impostazione ha infatti dato risposte anche ai lavoratori precari che erano stati esclusi, all’invarianza del salario, all’attenzione ai riposi ed alle maggiorazioni del lavoro notturno, così come alla cancellazione dell’odiosa norma sulla carenza malattia.
Da subito la Cgil ha posto il tema della rappresentanza ed il rispetto della stessa.
Averlo posto ha permesso di sconfiggere i comportamenti di chi voleva escludere innanzitutto la Cgil, e di ricostruire un quadro di consenso necessario al rilancio della nuova Alitalia. Tocca ora alla categoria decidere le forme e i tempi della validazione dell’accordo da parte delle lavoratrici e dei lavoratori.
La determinazione dell’ingresso di una grande compagnia straniera, renderebbe poi più solido e credibile il progetto industriale, permettendo di immaginare un futuro per la nuova Alitalia.
Il tema dell’effettiva certificazione della rappresentanza e della democrazia rappresenta un punto centrale e non eludibile che continuiamo con forza a richiedere e su cui è necessario sviluppare l’iniziativa.
Iniziativa resa ancora più essenziale dall’attacco alla rappresentatività e alla funzione del sindacato.
Abbiamo giudicato il documento presentato da Confindustria incompatibile con la piattaforma Cgil Cisl Uil.
Di seguito, a titolo esemplificativo e non esaustivo, indichiamo alcuni punti.
Non vi è allargamento della contrattazione di secondo livello, in quanto “l’attuale prassi” sommata alla totale variabilità e indeterminatezza dei premi si configura come un restringimento della contrattazione ulteriormente evidenziato da procedure che limitano l’autonomia contrattuale delle categorie e mettono in discussione le prerogative delle RSU; le proposte sanzionatorie, derogatorie, l’arbitrato, la conciliazione e le modalità della bilateralità sono la negazione del rilancio della contrattazione.
L’indicatore non risponde all’inflazione realisticamente prevedibile e non è accompagnato da verifica e recupero dell’eventuale scostamento. Così si determinerebbe la riduzione programmata dei salari contrattuali.
Inoltre va sottolineato che l’impianto proposto da Confindustria, le iniziative del Consiglio dei Ministri con la manifesta volontà di cancellare i contratti di lavoro pubblici, l’accordo separato nel contratto del commercio e terziario, indicano il concreto rischio di un moltiplicarsi di modelli contrattuali, destrutturando il modello universale degli assetti contrattuali, generando l’effetto della rincorsa al dumping, tra le categorie, indebolendo ulteriormente le categorie più frammentate.
Va considerata esaurita questa fase del confronto, con la sola Confindustria, sugli assetti contrattuali.
Anche per queste ragioni, il CD Cgil ribadisce l’obiettivo fondamentale dell’allargamento del confronto a tutti gli interlocutori compreso il governo, ripartendo dalla piattaforma Cgil Cisl Uil che pone in premessa la scelta del modello unico degli assetti contrattuali e da mandato alla Segreteria di promuovere gli atti formali necessari

venerdì, settembre 19, 2008

Lehman ci fa il Fondo (pensione)

Anche i lavoratori italiani possono finalmente godere dei vantaggi della globalizzazione finanziaria.
Se ne stanno accorgendo gli aderenti al fondo pensione Cometa (dei metalmeccanici) e Solidarietà Veneto:
"Con Cometa e Solidarietà Veneto a rischio parte dei risparmi per centomila dipendenti" titolano i giornali.
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione del Fondo Cometa ha scritto ministro del Welfare Maurizio Sacconi per esprimere la sua preoccupazione.

Ed ora come la mettiamo con i giovani nuovi assunti che sono obbligati per legge a destinare integralmente ai fondi pensione il loro TFR?
Bamboccioni per legge, precarizzati per legge, ed ora col rischio di restare senza pensione (ovviamente per legge).

sabato, settembre 13, 2008

Le mille intepretazioni del volontariato

Un amico, che lavora nel settore informatico, ha chiesto sostegno e pubblicità al progetto Informatici Senza Frontiere.
Associati e diventa un volontario
Lo abbiamo fatto volentieri, e la sua mail è stata inviata al responsabile HR affinchè la società possa valutare un eventuale approfondimento delle iniziative dell'associazione. Ad oggi non ci sono state risposte; forse, per l'azienda, non c'è nulla da approfondire.

Ma la pubblicità agli Informatici Senza Frontiere la rinnoviamo ancor più volentieri oggi, perchè in questi giorni i dipendenti CA hanno trovato sulle loro scrivanie uno straordinario strumento di sensibilizzazione al volontariato

Si tratta di un gadget legato al programma
CA Together IT Program:
"Through the CA Together IT program, CA shares its world-class software solutions and IT expertise with non-profit organizations to help them strengthen their IT infrastructures and build organizational capacity to ultimately better serve their clients."

....... le mille intepretazioni del volontariato.

venerdì, settembre 12, 2008

Comprendo chi vende il proprio corpo

Mara Carfagna ieri ed oggi (da Dagospia)
Dice la ministra Carfagna: "Come donna impegnata in politica e nelle istituzioni, la prostituzione mi fa rabbrividire. Mi fa orrore, non comprendo chi vende il proprio corpo.";

strana affermazione la sua,


in pratica ci sta spiegando che ci sono corpi che si possono vendere senza problemi

e corpi che vanno controllati, denunciati e perseguitati.


A noi sembra che ognuno è libero di fare del proprio corpo quello che preferisce... anche perchè di solito, assieme alla propria mente, è l'unico "bene" di cui possiamo disporre.

domenica, settembre 07, 2008

Interrompete la trattativa sul modello contrattuale!

Giorgio Cremaschi: “La trattativa Cgil Cisl Uil con Confindustria è dentro un perimetro che può solo produrre un accordo a perdere per i lavoratori. Chiediamo alla Cgil di interromperla”.

La nuova sessione di trattativa tra confederazioni sindacali e Confindustria, ha confermato tutti i rischi pesanti che possono venire per le buste paghe e per la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, da un accordo che sia nel perimetro attuale del negoziato.
Infatti il confronto continua a ruotare attorno a una programmazione dell’inflazione che è ampiamente al di sotto di quella ufficiale Istat, a sua volta inferiore all’aumento dei beni di prima necessità.
Con un governo che ha fissato l’inflazione programmata all’1,7%, di fronte a un’inflazione Istat superiore al 4%, la Confindustria fa chiaramente capire di essere disposta a concordare cifre attorno al 2%, così invece che tutelare il potere d’acquisto si programma della riduzione dei salari nei contratti nazionali. Se a questo si aggiunge che si vogliono imporre nuovi vincoli che leghino il salario alla produttività, quando la condizione di lavoro nell’industria è tra le più pesanti d’Europa, si comprende bene come il negoziato in corso sia impostato in modo per cui un eventuale accordo è solo a perdere per i lavoratori. E’ incomprensibile allora la disponibilità a trattare su queste basi che emerge da alcune dichiarazioni sindacali.

A questo punto chiederemo, nel Direttivo della Cgil del 9 settembre, di interrompere un negoziato che rischia di produrre solo danni sulle buste paghe e sui diritti dei lavoratori e di portare finalmente nelle assemblee nei luoghi di lavoro tutta la gravità delle posizioni degli industriali.

domenica, agosto 31, 2008

Inflazione e rinnovo del CCNL

Giugno: vendite al dettaglio -3,4% su base tendenziale
Il risultato annuo è il peggiore da aprile 2005, quando l'indicatore segno -3,9%.

La crisi economica non allenta la presa e i consumatori sono costretti a ridurre le spese. La conferma arriva dal crollo delle vendite al dettaglio a giugno. Il dato, comunica l'Istat, ha registrato un calo del 3,4% su base tendenziale e dello 0,5% su base mensile. Il risultato annuo è il peggiore da aprile 2005, quando l'indicatore segno -3,9%. La variazione tendenziale negativa deriva da una riduzione del 2,3% delle vendite di prodotti alimentari e da un calo del 4,1% dei prodotti non alimentari. Il dato congiunturale è invece la sintesi della diminuzione dello 0,2% nel comparto alimentare e dello 0,7% in quello non alimentare.

Perchè Governo ed Imprenditori non mettono in relazione questo calo dei consumi con l'andamento dell'inflazione reale e quello dei salari?


Anche sul fronte sindacale non si sta meglio; a Luglio è stato firmato un accordo separato per il rinnovo del CCNL del Commercio che prevede aumenti salariali ai limiti della sussistenza, capace solo di progettare l'ulteriore impoverimento dei lavoratori del comparto.

Ma perchè i lavoratori dipendenti lo prendono sempre in quel posto?

sabato, agosto 23, 2008

Licenziato il macchinista/RLS Dante De Angelis

Le FS hanno licenziato il macchinista/RLS Dante De Angelis.
L'aver esercitato il diritto di critica ed il ruolo di scrupoloso RLS è costato, ancora una volta, il posto di lavoro a Dante De Angelis, macchinista in forza al deposito locomotive di Roma S. Lorenzo. Con questo atto la Società vorrebbe chiudere la bocca ad un delegato che ha osato mettere in evidenza le possibili lacune, ammesse anche dallo stesso AD Moretti, che hanno determinato lo spezzamento di due Eurostar nell'arco di 10 giorni. Con questa azione, che segue quella degli 8 licenziamenti di Genova ai danni di operai che avevano già terminato l'attività di manutenzione programmata il gruppo dirigente delle FS spa apre uno scontro senza precedenti contro i lavoratori delle FS, ai quali si chiede di tacere anche quando, nel ruolo di RLS, hanno l'obbligo di segnalare ogni possibile elemento di rischio che possa pregiudicare la sicurezza dei lavoratori, dei treni e dei cittadini che ogni giorno li usano con fiducia.
Dopo le abbuffate di ipocrisia (precedenti la stesura del Testo Unico) che lo volevano al centro di un sistema virtuoso tendente al progressivo miglioramento delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro, il ruolo del RLS, col licenziamento di Dante De Angelis, torna a essere quello delle origini: scomodo e, quindi, da ridurre al minimo, al silenzio. In più, Dante è stato licenziato perchè ha posto al servizio della collettività, dei cittadini-viaggiatori, la propria esperienza, una sorta di garanzia che, per qualità del servizio ferroviario, si potesse contare soprattutto sui diretti artefici: i ferrovieri stessi.
Per questo abbiamo tutti il dovere di rispondere in modo adeguato a questa sfida, richiedendo il reintegro immediato di Dante De Angelis.
FIRMA LA PETIZIONE

giovedì, agosto 07, 2008

CCNL; sul salario saldi da fine stagione

Aggiungendo la parte economica relativa al secondo biennio (la piattaforma sindacale avanzava richieste per il primo biennio), il rinnovo contrattuale viene allungato di fatto a 4 anni, esponendo in tal modo salari e stipendi al tarlo di un inflazione oggi in rapida crescita.

L’aumento di 130euro convenuto con Confcommercio durante la trattativa, è salito negli ultimi giorni della stessa a 150euro quale contropartita di scambio sulle domeniche lavorative obbligatorie. Così, dopo 18 mesi di lungaggini, abbiamo questo superbo risultato: un aumento di 150euro lordi a regime (per un IV livello) spalmato su 4 anni, più un “una tantum” per gli arretrati di circa 252euro corrisposta in 2 tranches entro fine settembre 2008 (non è chiaro se la cifra sia comprensiva o escludente la vacanza contrattuale).

La ridicola cifra di 150 euro (come si vedrà inferiore alla già imbarazzante richiesta della piattaforma sindacale) è determinata dal mancato recupero del potere d'acquisto dell’anno 2007, per il quale non sono previsti arretrati.
Solo dal mese di febbraio 2008 scatta difatti il primo aumento di 55 euro al 4° livello, pari cioè alla sanatoria dell’erogazione unilaterale prevista da Confcommercio e da altre imprese.
Il successivo aumento di 21 euro scatta a dicembre 2008, mentre a settembre 2009 il salario si “innalza” di ulteriori 34 euro, per concludere col marzo e col settembre 2010, dove scatteranno altri 20 euro.

Se a regime quindi si tratta di 150 euro, nei fatti la dilazione eccessiva degli aumenti e la mancata considerazione del 2007, rendono inaccettabile l’aspetto economico.

Come si vede la pratica di non rinnovare i contratti - assai conveniente per le imprese - ne esce confermata e rafforzata.

Va ricordato che la “piattaforma unitaria” concordata con Fisascat e Uiltucs, quando fu presentata prevedeva una richiesta d’aumento già inferiore a tutte le altre categorie: 78 euro mensili lordi per il primo biennio. Alla fine avremo un aumento medio nei 4 anni pari a 71,8 euro mensili, cioè inferiore a quanto concordato unitariamente.

mercoledì, agosto 06, 2008

CCNL; un brutto accordo separato

"L'accordo separato è sbagliato perché discrimina i giovani, aumentando l'orario di lavoro per gli apprendisti, e rende obbligatorio il lavoro domenicale.
Avrà conseguenze anche sul piano generale."

(Guglielmo Epifani - 18/7/2008)

codebase="http://macromedia.com/cabs/swflash.cab#version=6,0,0,0"
ID="flaMovie" WIDTH="468" HEIGHT="60">




FlashVars="host=firmiamo.it&url=consultazione-unitaria-lavoratori-commercio"
bgcolor="#FFFFFF" WIDTH="468" HEIGHT="60" TYPE="application/x-shockwave-flash">


sabato, luglio 05, 2008

ROBIN HOOD TAX. Dalle parole ai fatti

Secondo il ministro Tremonti
«La Robin Hood tax è bellissima»
«Toglie ai petrolieri per dare a chi ha bisogno di cibo».

E dalle parole si passa ai fatti.


Se è vero che il problema principale della crisi economica italiana sono i salari insufficenti, se Epifani ci ricorda che nei prossimi tre anni subiremo un'inflazione che sfiorerà il 10%, il governo, con una inflazione programmata all' 1,7% - circa un terzo dell'inflazione reale -, infierisce su lavoratori dipendenti e pensionati che nei prossimi tre anni perderanno un ulteriore 6% del loro potere d'acquisto.


Ecco il solito gioco delle tre carte; si nasconde agli italiani la triste realtà dell'impoverimento programmato ai danni di lavoratori e pensionati alzando il polverone mediatico della "Robin Hood tax"... ed i lavoratori del Commercio aspettano il patetico rinnovo del CCNL.

domenica, giugno 08, 2008

«Basta contratto collettivo»

Da Santa Margherita Ligure la ricetta dei giovani imprenditori: massima flessibilità e gabbie salariali


Un contratto sempre meno collettivo e sempre più «taylor made», tagliato e cucito attorno al singolo individuo. A tanto arriva il «salto quantico», la «prospettiva culturale», il «dubbio radicale» lanciato ieri da Federica Guidi, presidenta dei giovani industriali, in apertura del consueto meeting preestivo a Santa Margherita Ligure. Ma la platea non sembra voler raccogliere la provocazione. Pragmaticamente consapevoli che ogni cosa ha il suo tempo, gli industriali plaudono ai primi provvedimenti del governo (che in questa direzione procedono spediti), e «più realisticamente» convergono sulla necessità di una differenziazione salariale tra nord e sud del paese. Mentre da Bergamo, dove è riunito lo stato maggiore di Confindustria, Emma Marcegaglia detta le prime condizioni alla trattativa con i sindacati che si apre martedì: «Firmeremo solo con un legame stringente tra aumento dei salari e produttività (ma sia chiaro che quello aziendale non può diventare un ulteriore salario fisso) e con la previsione di sanzioni per quei contratti siglati fuori dalle regole».

Sara Farolfi su il manifesto del 7/6/2008

venerdì, maggio 23, 2008

Detassazione degli straordinari

Il pacchetto fiscale varato dal governo di centro destra contiene la detassazione degli straordinari per i lavoratori dipendenti del comparto privato. Sulle ore lavorate in straordinario il governo ha previsto una cedolare secca del 10%; l'aliquota si applica fino ai redditi non superiori ai 30 mila euro e per un massimo si 3.000 euro. «La detassazione degli straordinari e dei premi di produttività, che è a tutto vantaggio dei lavoratori, è un primo passo significativo per coniugare produttività e salari», ha detto la Marcegaglia.

Considerando gli occupati in CA alla data del 31/12/2007 ed i loro stipendi annui lordi medi


A NESSUN COLLABORATORE CA di Milano è applicabile l'agevolazione.

E dire che proprio in queste ore la Marcegaglia pontifica con frasi tanto ad effetto quanto prive effettiva coerenza: "Rilanciamo il paese", oppure "La crescita zero è la malattia dell'Italia"...

Coerentemente, seguendo la sua stessa logica "mercantile" e le agevolazioni predisposte da questo governo per il mondo del lavoro, dobbiamo concludere che in CA nessuno deve incrementare la propria produttività.

domenica, maggio 18, 2008

La riforma della contrattazione

Come sempre, quando si tratta di temi complessi che sono in grado di "segnare" per molti anni una prospettiva politica, nel mondo del lavoro emergono posizioni contrastanti. E' giusto che sia così, il confronto delle idee è il sale della democrazia; guai se ci si arrendesse all'idea di un "pensiero unico". Nel caso della contrattazione, posto che molte posizioni ritengono che la struttura attuale non può più rispondere alle esigenze dei lavoratori e deve essere superata, posto che le controparti datoriali vogliono raggiungere nuovi obiettivi di controllo del mercato del lavoro, vediamo in che senso si propone di modificarla.

Secondo Guglielmo Epifani "La proposta di Cgil Cisl e Uil è un testo molto buono e molto avanzato. È una mediazione alta e importante". A sostegno di questo approccio inizia ad essere prodotto il primo materiale.

Invece la FIOM dice no al documento di Cgil Cisl Uil sulla contrattazione. Più del 76 % ha votato il documento presentato da Gianni Rinaldini.
Secondo la Rete 28 Aprile "Il documento Cgil, Cisl, Uil sulla riforma della contrattazione è profondamente sbagliato perché di fronte alla catastrofe dei salari italiani, che sono i più bassi tra quelli dei paesi industriali più avanzati, invece che mettere in discussione la politica di concertazione e moderazione salariale che negli ultimi quindici anni ha portato a questo risultato negativo, la ripropone in termini ancor peggiori." ed inizia a produrre il suo materiale.

Dal nostro canto crediamo che i criteri per valutare la bontà o meno di una modifica alla contrattazione dovrebbero essere:
  • il Contratto nazionale deve rafforzare il suo carattere solidale, la sua funzione normativa e salariale a partire dall’obiettivo di incrementare il valore reale delle retribuzioni.
  • Il passaggio alla durata triennale dei Contratti deve prevedere un meccanismo automatico di tutela del salario dall’inflazione.
  • La contrattazione aziendale deve mantenere un carattere acquisitivo senza introduzione di vincoli che ne impediscono la concreta possibilità di intervento su tutto ciò che compone la prestazione lavorativa ed il salario non può avere carattere totalmente variabile.
  • Il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a decidere la validazione delle piattaforme e degli accordi tramite referendum è la condizione indispensabile per costruire un processo di unità sindacale. Tale diritto deve poter essere esercitato anche in presenza di diverse posizioni tra le organizzazioni sindacali, perchè la democrazia è l’unico modo per evitare accordi separati e far decidere i lavoratori.
Sulla base di queste considerazioni sarà bene valutare l’accordo finale che sarà realizzato.

domenica, maggio 11, 2008

Per l'indipendenza del sindacato dal quadro politico

Intervista a Giorgio Cremaschi di Fabio Sebastiani

Entriamo nel merito, alla fine il contratto nazionale anche se non viene cancellato viene parecchio ridimensionato.

Il documento parte dall'idea, profondamente sbagliata, che i guai ai salari dei lavoratori in questi anni siano venuti perché c'era troppo contratto nazionale. La verità è che ce ne è stato troppo poco, perché il contratto nazionale doveva subire la gabbia della concertazione. Invece che liberare il contratto nazionale dalla concertazione si vuole liberare la concertazione dal contratto nazionale. Nell'Italia delle piccole aziende, del lavoro frantumato e precario, ridurrne il peso significa rompere la solidarietà tra i lavoratori a favore di un'aziendalismo che premierà solo una minoranza.

Aziendalista?

A parole tutti sostengono ora che l'intesa difende il contratto nazionale. Però scopriremo, un minuto dopo che si aprirà il tavolo, che non è così. La Logica di questo documento è la stessa che ha portato all'abolizione della scala mobile; che allora diceva "bisogna ridurre il peso dela scala mobile per avere più contrattazione". Oggi si dice, l'accrescimento del salario avviene solo sul cosiddetto salario per obiettivi. Per capirci, il contratto nazionale non può far crescere i salari. Di più, la premessa ideologica del documento dice che il miglioramento delle condizioni di reddito dei lavoratori si fa attraverso la crescita della qualità e della competitività delle imprese. Quindi, per essere chiari si accetta la politica dei due tempi, prima la produttività e poi i salari. Si accetta lo slogan bipartisan, sostenuto in campagna elettorale sia da Berlusconi sia dal Pd, per cui per distribuire la ricchezza bisogna produrla. In nessun punto del documento si dice o si parla di redistribuzione della ricchezza. Si dice che la contrattazione nazionale dà un minimo e il resto uno se lo deve guadagnare in azienda. Anche la contrattazione territoriale che viene esaltata come stumento per estendere il secondo ilviello di contrattazione a chi non ce l'ha viene stravolta in questa logica e diventa il cavallo ruffiano delle gabbie salaiali. Infatti, in questa logica essa può essere conquistata solo se assorbe da un lato spazio al contratto nazioanale e dall'altro diritti e poteri alla contrattazione aziendale.

La Cgil obietta che almeno ha ottenuto regole democratiche certe.

Penso invece che si vada verso un modello centralizzato e burocratico delle relazioni sindacali e privo di reale democrazia. Perché i contratti nazionali verranno in realtà decisi dalle confederazioni che stabiliranno con le controparti, in quello che negli anni '60 la Cisl chiamava accordo quadro, quale è l'inflazione a cui riferirsi. Il contratto nazionale viene così svuotato, in alto dagli accordi centralizzati a livello confederale e in basso non dalla contrattazione aziendale ma dal salario legato alla produttività e al merito. Chiamo questo il ritorno a una forma di cottimo. Cioè ad un salario che discrimina un lavoratore dall'altro. Infine, voglio sottolineare che il tanto esaltato accordo sulla democrazia è regressivo, rispetto almeno alla cultura della Cgil. Perché si cancella anche l'ipotesi che i lavoratori votino sulle piattaforme; perché la consultazione certificata, che non è il referendum, si fa solo sugli accordi, senza forma di partecipazione al negoziato. E poi perché vengono mantenuti tutti gli inaccettabili privilegi del sindacalismo confederale a partire dalle quote riservate per le Rsu. Il modello è quello che ha portato alla ratifica del luglio 2007.

C'è un filo rosso che lega il clima bipartisan sul lavoro e l'azione che il Pd sta esercitando sulla Cgil?

Il documento è negativo, ma la trattiva che si preapara lo è ancora di più perché nasce su una campagna bipartisan a favore della flessibilità del salario e dei diritti e prefigura un accordo che è solo a perdere. Per dirla in sintesi invece che correggere i danni del '93 si preapara un accordo che li aumenta, con più concertazione e più flessibilità del salario. La Cgil subisce tutta questa impostazione perché è guidata dalla paura dell'isolamento. In questo la situazione è davvero opposta al 2002. Oggi la Cgil firmerebbe il Patto per l'italia e temo che firmi anche un accordo peggiore di quello. Il risultato elettorale è invece il motivo per cui oggi la Cgil dice sono costretta a sedermi con Sacconi e la Marceglia e devo prepararmi ad accettare quello che passa il convento. E' questa paura ciò che produce intolleranza verso la diversità dei comportamenti e il bisogno di normalizzazione. Ma anche per questo dico, questa paura va contrastata. Occorre impedire l'omologazione del sindacato e in particolare della Cgil al quadro politico. Bisogna respingere i tentativi egemonici sulla Cgil da parte del Partito democratico senza riproporre alcun collateralismo politico, neanche con la crisi della sinstra radicale. Il nodo è sindacale, ovvero l'indipendenza del sindacato. Oggi la Cgil paga la mancata autonomia da Prodi. E rischia di farlo nella maniera peggiore di fonte all'attacco della Confidunstria e di Berlusconi. Per questo io vedo la battaglia che si apre prima di tutto come una grande battaglia di autonomia e indipendenza. Come diceva Di Vittorio, dai padroni, dai governi e dai partiti.

su Liberazione del 09/05/2008

venerdì, maggio 09, 2008

Consumi, mai così male da tre anni

Secondo l'ufficio studi di Confcommercio, attraverso il suo indicatore dei consumi, in Italia cede la domanda dei consumatori. A Marzo scorso, in termini di quantità acquistate, il calo è stato dell'1,7% rispetto allo stesso mese del 2007, la flessione più consistente dall'inizio del 2005.
contro corrente satirica






















Non è una novità, è ancora Confcommercio che da mesi dice e scrive cose del tipo:
«Il reddito disponibile delle famiglie non cresce in maniera significativa dal '92. Non vale neppure la pena di ricordare che il reddito disponibile pro capite nel nostro Paese è cresciuto dell'1 per cento dal 1980 al 2006, tuttavia la crescita è concentrata tra il 1980 e il 1992. Dopo 20 anni di tentativi falliti di ripresa, la sensazione d'impoverimento è ormai stabilizzata».

Questi sprazzi di verità ci confortano, soprattutto in questi giorni nei quali si è insediato il nuovo governo presieduto da un bugiardo che poco tempo fa si permetteva, l' 11 febbraio 2004 a Porta a Porta, la seguente affermazione: «II ceto medio consuma più di prima ed è più ricco di prima... 800 mila italiani sono usciti dalla soglia di povertà... c'è stato un arricchimento generale del Paese».

Una sommessa annotazione conclusiva. E' da 17 mesi che Confcommercio si rifiuta di firmare la concessione di 78 (imbarazzanti e per certi versi miserabili) euro di aumento contrattuale legati al rinnovo del contratto nazionale... contribuendo così attivamente a generare l'impoverimento dei sui collaboratori ed il calo dei consumi così ipocritamente registrato..

sabato, aprile 26, 2008

TRE GIORNI PER IL CONTRATTO

DA 16 MESI CONFCOMMERCIO NEGA IL RINNOVO DEL CCNL

PURA IPOCRISIA LE DICHIARAZIONI NATALIZIE DI SANGALLI:
“La disponibilità delle parti a riprendere il tavolo della trattativa già il 15 gennaio 2008 certamente è un segnale … che mostra la volontà di un confronto leale e di merito. L’obiettivo rimane, dunque, quello di rendere più “pesante” la busta paga dei dipendenti …”

FILCAMS CGIL FISASCAT CISL UILTUCS UIL
DI MILANO ORGANIZZANO:



• PER UN SALARIO DIGNITOSO E CONTRATTATO
• PER UN ORARIO E UNA VITA LAVORATIVA MIGLIORE
• PER MAGGIORI DIRITTI

RESPINGIAMO L’ATTACCO AL CONTRATTO NAZIONALE, ALLE REGOLE E AL SINDACATO.

giovedì, aprile 24, 2008

EuroMayDay 2008: il primo maggio dei precari


Ci rivolgiamo a tutti e a tutte; uomini e donne, precari e precarie, native e migranti, lavoratrici e lavoratori dei call center, degli aeroporti, dello spettacolo e della moda, dell’informazione e della formazione, delle ricerca, delle cooperative sociali, della distribuzione. Ci rivolgiamo agli operai e alle operaie, delle fabbriche e dei servizi, agli studenti, alle associazioni, ai centri sociali, alle mille forme di resistenza e di autorganizzazione che ri-generano i territori e le metropoli martoriati dal vampirismo neoliberista.La precarietà picchia duro, nel lavoro e nella vita. Non è “sfiga”. Non è cosa passeggera. Non è un problema sociale tra gli altri ne’ un titolo di un giornale. Non è semplicemente la perversa proliferazione di contratti atipici ne’ un dazio che le giovani generazioni sono costrette a pagare per entrare nel mercato del lavoro.
È il modo contemporaneo di produrre la ricchezza, di sfruttare il lavoro, di asservire ogni stilla della nostra vita al profitto delle imprese. La precarizzazione è la crisi della rappresentanza politica e sindacale del lavoro e nel sociale, e segna un punto sulla linea del tempo rispetto al quale non si può tornare indietro. È il punto da cui è necessario ripensare e sperimentare nuove forme e strategie di lotta; contro lo sfruttamento, le gerarchie e le povertà.
Una lotta che parli chiaro e a voce alta, perché ricca di tutto ciò che la precarizzazione nega e riduce al silenzio. Negli ultimi anni, l’EuroMayDay ha costruito, in Italia e in Europa, uno spazio politico e sociale, condiviso, in cui la presa di parola e il protagonismo dei precari e delle precarie, senza mediazioni e mediatori, ha sperimentato forme inedite di visibilità, comunicazione e conflitto.
Ma la Mayday è un processo sociale che si evolve di anno in anno, per tutto l’anno, e questa edizione, a Milano, rilancia a partire dal protagonismo dei migranti. Il lavoro migrante rivela i segreti della precarizzazione. Il controllo dei confini produce gerarchie spesso razziste tra regolari e irregolari, tra buoni e cattivi, criminalizzati dalle retoriche della guerra e della sicurezza che servono solo a non parlare di coloro che di lavoro muoiono, senza nessuna sicurezza.
La specificità dei migranti è vivere una doppia precarietà. Dentro e fuori i luoghi di lavoro il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro li ricatta, i Cpt e le espulsioni li minacciano costantemente. La loro condizione riguarda però tutto il lavoro, è una leva fondamentale della precarizzazione perché alimenta la frammentazione, perché riduce gli spazi di libertà e le possibilità di lotta. Ma in questi anni il protagonismo dei migranti ha prodotto esperienze significative di lotta autonoma in nome della libertà di movimento.
Il primo maggio, a Milano, vogliamo condividere questa forza, amplificarla, congiungerla con quella degli altri precari. Condividere esperienze che sono transnazionali, e che danno il segno di una May Day che attraversa l’Europa da Aachen/Aquisgrana a Berlino, Copenhagen, Hanau, Amburgo, Helsinki, Lisbona, Madrid, Malaga, Maribor, Napoli, Palermo, Terrassa, Vienna… e va oltre, perché passa per la Tokyo MayDay in Giappone, e si collega alla manifestazione dei migranti negli Stati Uniti del prossimo primo maggio.
Vogliamo costruire una long/larga/lunga MayDay che sappia porre un confronto serrato e continuativo, fra tutte le realtà lavorative, sociali, sindacali che lottano, ogni giorno, in ogni dove, contro la precarizzazione, sulle tematiche che da sempre hanno caratterizzato l’idea del primo maggio precario: la continuità di reddito intesa come un nuovo orizzonte delle politiche rivendicative, del welfare e la trasformazione del protagonismo precario e migrante in un conflitto nuovamente diffuso ed incisivo.
La precarizzazione, lo ripetiamo, picchia duro e segna una discontinuità profonda con il passato. E’ un equilibrio sapiente fra ricatto e consenso e agisce sul sociale in modo diverso, dividendoci e confondendoci. Atomizza le nostre vite e saccheggia i territori e le metropoli in cui viviamo. Milano è fresca di nomina per l’Expo 2015. Tremiamo pensando alle conseguenze di ciò: l’orgia bipartisan dell’orgoglio nazionale di speculazioni ed appalti allestirà il palcoscenico nascosto per lo sfruttamento intensivo di lavoro precario e migrante in un’oscena colata di cemento.
Non ci sono dubbi, siamo incompatibili con tutto ciò: se questa è una vetrina che lo sia della nostra capacità di conflitto e di un’idea di valorizzazione delle nostre vite ben differente Di questo si discuterà nelle Fiere Precarie che precederanno, attraverseranno e seguiranno la parade mettendo a confronto esperienze di autoproduzione, di cooperazione e di condivisioni dei saperi.

Let’s MayDay,
Milano, primo maggio,
Porta ticinese, ore 15.00

martedì, aprile 08, 2008

Elezioni? ... ma nel silenzio si promuove la Bolkestein

Lunedì 07 Aprile 2008
da Il Manifesto articolo di Alberto D'Argenzio
I lavoratori distaccati - quelli inviati da un'impresa all'estero - possono guadagnare meno dei loro colleghi contrattualizzati da una società del posto. Cose che succedono, nella pratica; ma da ieri questa discriminazione è diventata legale, avvalorata da una sentenza della Corte di Giustizia del Lussemburgo. I giudici comunitari hanno infatti stabilito che alla direttiva europea sui lavoratori distaccati non deve necessariamente venire applicato il salario minimo del paese in cui un'impresa manda i propri dipendenti a lavorare. In pratica che il principio della libera prestazione dei servizi, sancito dall'articolo 49 dei Trattati, primeggia sulla non discriminazione salariale. Di fatto: si promuove il dumping sociale.

A nulla erano valse le proteste e la mobilitazione del mondo del lavoro contro questa normativa; qualcuno, commentando l'infausto esito al Parlamento Europeo, lo defininì esplicitamente un inciucio ed addirittura si spinse ad affermare:
Ma l’entusiasmo nostrano di DS e Margherita, scavalcati “a sinistra” dai socialisti belgi e francesi e recatisi al voto a braccetto con Forza Italia, è davvero indecente e la dice lunga sulla volontà del centrosinistra italico di eliminare Berlusconi ma di mantenere (se non di rafforzare) il liberismo qualora l’Unione dovesse vincere le prossime elezioni.
Altrettanto scandalose le dichiarazioni del segretario generale della CES Monks, il quale nonostante l’opposizione di molte categorie e sindacati nazionali aderenti alla CES, ha avuto l’ardire di sostenere che “ben il 90% delle richieste di modifica presentate dalla CES sono state accolte” e che dunque il voto era una vera e propria grande vittoria.



Ma noi abbiamo cose ben più importanti a cui pensare... ad esempio disquisire per giorni e giorni su come stampare le schede elettorali e se, per vederle come più ci aggrada, sia giusto o meno imbracciare le armi.

Mi raccomando, facciamoci affascinare da tutte le discussioni sul sesso degli angeli, tranne che da chi discute della precarietà, dell'arroganza della Confcommercio che ci nega un rinnovo contrattuale di 78 (imbarazzanti) euro, o delle esigenze del mondo del lavoro e dei sui problemi.

Ed il sindacato? ... Se ci sei batti un colpo!

domenica, aprile 06, 2008

Survey 2008

Suggeriamo ai colleghi di andarsi a leggere, nella intranet aziendale, i risultati del survey 2008.

http://canet.ca.com/employee_comm/survey/2008/index.htm

A noi sembra interessante la sezione relativa ai “top ten high and low survey items”

http://canet.ca.com/employee_comm/survey/2008/top_ten_highlow.htm

venerdì, marzo 28, 2008

Diamo 4 pinocchi alle ... bufale elettorali

«In Bosnia mi sparavano addosso». Ci ha messo qualche giorno, ma quando la notizia, dai blog e i siti avversari e passata sui media generalisti, ha dovuto rispondere. Attaccata dagli avversari, ridicolizzata da giornali e televisioni, Hillary Clinton ha fatto una goffa marcia indietro sul suo racconto dell'arrivo 12 anni fa in Bosnia sotto il tiro dei cecchini, affermandosi di «essersi espressa male». Per queste affermazioni il Washington Post ha conferito alla Clinton «quattro Pinocchi» per le sue bugie.

Anche i 1000 euro di Veltroni sono una bufala.

Basta leggere il programma del PD: "sperimentazione di un compenso minimo legale fissato in via tripartita (parti sociali e governo) per i collaboratori economicamente dipendenti (con l'obiettivo di raggiungere 1000/1100 euro netti mensili)".Come si vede: devono essere d'accordo i padroni (pardon, gli imprenditori); la cifra propagandata da Veltroni è solo l'obiettivo che, se Colaninno e Calearo saranno d'accordo, forse si potrà raggiungere; non si parla di salario, ma di "compenso"; e tutto ciò è previsto per "i collaboratori economicamente dipendenti".

Rileggete la legge 30, e tra le quarantasette figure contrattuali precarie in essa previste, questa proprio non compare!

Morando chiarisce ( Corriere della Sera del 6 marzo) che non si parla di salario ma di compenso proprio perché non ci si riferisce al lavoro precario ma, appunto, a questi misteriosi collaboratori economicamente dipendenti (cioè a nessuno o quasi). Veltroni parla di precari, Morando ha spiegato che ai contratti a termine, agli interinali, ai part time fasulli, al lavoro intermittente, insomma ai milioni di precari in carne e ossa, la proposta nemmeno si applica.

Della "cordata italiana" per Alitalia è superfluo parlare.

sabato, marzo 15, 2008

Epifani: lo Statuto dei lavoratori va lasciato così com’è

Importanti dichiarazioni del segretario generale della Cgil in merito alle discussioni elettorali sulla possibilità di modificare lo Statuto dei Lavoratori o anche solo l'articolo 18.

Epifani: lo Statuto dei lavoratori va lasciato così com’è
La risposta, ovviamente, vale anche per chi nel centrosinistra, da Pietro Ichino a Massimo Calearo, insiste sulla necessità di riscrivere l’articolo 18 e non solo.

Epifani: ci opporremo fermamente ad ogni ipotesi di messa in discussione dello Statuto dei lavoratori
Secondo il segretario generale l'autonomia sindacale dalla politica non deve essere indifferenza ''In questa chiave - ha detto - la Cgil guarda come sempre alla campagna elettorale e ai programmi degli schieramenti politici che si confrontano''.

Una nostra riflessione: se il sindacato, in quanto rappresentanza sociale dei lavoratori, non è "indifferente" ai programmi elettorali delle forze politiche che si contendono il governo del paese, a maggior ragione non è compito di ogni lavoratore/elettore di tradurre questa sensibilità in penalizzazione elettorale attiva sia dei singoli candidati che lavorano contro i diritti dei lavoratori che dei partiti che li candidano, siano essi del centro-destra o del centro-sinistra?

sabato, marzo 08, 2008

PD (Ichino); Serve Riforma Art. 18. Cosa dice la CGIL?

CGIL Art.18Il "nuovo" art. 18 sarebbe cosi' strutturato: "Dopo un periodo di prova di sei mesi -spiega Ichino- l'articolo 18 si applica per i licenziamenti disciplinari e contro quelli per motivo illecito, di discriminazione o di rappresaglia. Ma il controllo giudiziale deve essere limitato a questo. Se invece il motivo del licenziamento e' economico o organizzativo la protezione del lavoratore e' costituita da un congruo indennizzo commisurato all'anzianita' e da un'assicurazione contro la disoccupazione di tipo scandinavo".

CGIL Art.18Ma proprio nessuno ricorda la posizione della CGIL nel 2002? Cosa e' cambiato da allora ad oggi? Quell'anno 3 milioni di lavoratori hanno manifestato a Roma, e si tenne uno sciopero generale che passò alla storia. In quel frangente la CGIL diceva:
"Articolo 18 Non c’è alternativa allo stralcio"
Il presidente di Confindustria l’ha detto a chiare lettere: questa misura è il foro con cui incrinare e poi far crollare la diga dello Statuto dei lavoratori. Le modifiche previste nella delega all’articolo 18, del resto, non prevedono affatto poche limitate eccezioni, come dice il governo. ... Togliere tutele ad alcuni non solo non crea spazi per darne di più ad altri, ma, come dice D’Amato, apre la strada a un progressivo abbattimento dei diritti di tutti. E questo renderebbe tutti più deboli. Per questi motivi lo stralcio di questa norma è la condizione preliminare a qualsiasi trattativa sul mercato del lavoro.

CGIL Art.18Con la candidatura nelle liste del PD di Colaninno (quello che ha dato 7 a Berlusconi e che non vuole la stabilizzazione dei precari dopo 36 mesi), Ichino (quello che parla apertamente di modificare l'articolo 18) e Calearo (l'uomo di Confindustria che ha osteggiato in tutti i modi la firma del contratto nazionale, che ha fatto fare 50 ore di sciopero ai metalmeccanici prima di concedere il rinnovo del contratto), la CGIL dovrebbe dire ai lavoratori se quella del 2002 fu una lotta sbagliata, e riflettere seriamente se permettere la messa in discussione dello Statuto dei lavoratori (il vero obiettivo di queste discussioni).

lunedì, febbraio 25, 2008

NO alla riduzione del peso del Contratto Nazionale

In questi anni i salari italiani hanno subito una catastrofe, siamo precipitati tra gli ultimi dei paesi occidentali e siamo diventati penultimi in Europa. Ora tutti dicono che bisogna aumentare i salari, ma in concreto le ricette che vengono proposte non portano affatto al miglioramento delle retribuzioni.
Cgil, Cisl e Uil hanno definito una bozza di documento nel quale si propone una riforma del sistema contrattuale che aggrava i difetti della concertazione, che è la causa della caduta dei salari. Questo perché:

  1. il contratto nazionale ha dato sinora pochi risultati perché vincolato all’inflazione programmata. Cgil, Cisl, Uil non propongono, come sarebbe giusto, di chiedere più soldi nel contratto nazionale, ma anzi affermano che i salari nazionali dovranno aumentare solo sulla base della “inflazione realisticamente attesa”. E’ questo un altro modo per chiamare l’inflazione programmata, cioè per vincolare l’aumento dei salari ai tetti dell’inflazione e per impedire che essi possano recuperare davvero il potere d’acquisto. Inoltre, viene proposto l’allungamento da due a tre anni della vigenza contrattuale, il che comporterà inevitabilmente un ulteriore indebolimento del salario contrattato a livello nazionale.
  2. Si propone la contrattazione aziendale, territoriale, regionale, legando ancor di più i salari alla produttività, all’efficienza, all’andamento delle aziende. Inoltre, il secondo livello di contrattazione potrà intervenire sulle normative e sugli orari, anche incrementando le flessibilità definite nei contratti nazionali. Con questi paletti non si dà affatto più spazio alla contrattazione in azienda, ma si vincola ancor di più il salario ai risultati dei lavoratori, subendo così l’offensiva padronale che pretende di dare soldi in più solo a chi lavora di più... e si nasconde un falso ed un’ipocrisia. Almeno il 70% dei lavoratori è totalmente escluso dalla contrattazione aziendale.

La scelta di ridimensionare il contratto nazionale per creare più spazio allo scambio salario-produttività in azienda e nel territorio, è profondamente sbagliata. Così non si aumentano i salari mentre c’è il rischio di peggiorare ancora le condizioni di lavoro.
Se si vogliono davvero aumentare i salari bisogna scegliere una strada completamente diversa e cioè:

  • Permettere che il contratto nazionale possa aumentare i salari più dell’inflazione. Cioè chiedere più di quello che si è chiesto in questi anni.
  • Definire un salario minimo per tutti, con forme automatiche di rivalutazione.
  • Liberare il salario aziendale dai vincoli non misurabili della produttività e della presenza (leggi "straordinario"), che sono un incentivo a peggiorare le condizioni di lavoro.

La riforma del sistema contrattuale riguarda l’azione fondamentale del sindacato e i diritti e le condizioni fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori. Per questo correttezza dei rapporti vorrebbe che la proposta di Cgil, Cisl e Uil, ben prima di discuterla con le controparti, sia sottoposta a una consultazione trasparente tra tutte le lavoratrici e i lavoratori, dove sia possibile scegliere anche la proposta alternativa di rafforzare il contratto nazionale. Cgil, Cisl e Uil dovrebbero portare tra i lavoratori entrambe le proposte, quella della devolution contrattuale e quella di più soldi e diritti nel contratto nazionale.

NO ALLA PROPOSTA DI
CGIL, CISL, UIL DI RIDURRE
IL PESO DEL CONTRATTO NAZIONALE

I LAVORATORI DEVONO POTER SCEGLIERE TRA PROPOSTE ALTERNATIVE

martedì, gennaio 29, 2008

La catastrofe dei salari

Considerando l'aumento del costo della vita il reddito delle famiglie con capofamiglia lavoratore dipendente è praticamente immutato dal 2000 (al 2006):
  • le famiglie che non arrivano alla quarta settimana del mese non se n'erano accorte
  • il 6,3% dei lavoratori dipendenti, che è classificato «povero», non se n'era accorto
  • i lavoratori atipici, il cui reddito dal 2000 al 2006 è addirittura diminuito, non se n'erano accorti
  • il 73% di giovani "bamboccioni", che vive con i genitori perchè non riesce a trovare casa e lavoro, non se n'era accorto


Ci vuole uno studio di Bankitalia sui bilanci delle famiglie, e la voglia di stupire l'opinione pubblica per lo spazio di una edizione giornalistica, perchè in Italia si possa dire che esiste una questione salariale molto seria.

Secondo alcuni ora la situazione è più chiara: "Bisogna chiamare le cause con il loro nome - spiega Giorgio Cremaschi, leader della 'Rete 28 aprile' - sono l'introduzione dell'euro e la concertazione salariale, definita dall'accordo del 23 luglio 1993. ... Per far crescere i salari il sindacato deve abbandonare la concertazione e le politiche moderate e tornare a fare davvero il suo mestiere, a partire da una forte offensiva sui salari".

Chissà se Confcommercio, che da oltre un anno nega il rinnovo del contratto a 2 milioni di lavoratori di commercio, terziario e servizi (la spregiudicata richiesta sindacale è di 78 euro di aumento mensile per 14 mensilità), se nè accorta anche lei...

venerdì, gennaio 18, 2008

Lacrime di coccodrillo


Altri due martiri del lavoro a Porto Marghera.

Secondo il ministro per la Solidarietà sociale Paolo Ferrero"Bisogna smetterla con le lacrime di coccodrillo". Ferrero ha chiesto che in tutta Italia vengano combattute le "condizioni di lavoro inaccettabili che producono fisiologicamente l'incidente".


Ci domandiamo, e domandiamo a tutte le istituzioni e parti sociali coinvolte, quando si avrà l'onestà intellettuale di ammettere che è la precarietà del lavoro il brodo di cultura nel quale crescono le condizioni oggettive e soggettive alla base di grande parte di queste morti bianche.

Un esempio delle pressioni psicologiche, del "brodo culturale" cui sono sottoposti quotidianamente i lavoratori?

E' successo solo pochi giorni fa: un operaio del bergamasco ha segnalato ai suoi capi situazioni rischiose per i lavoratori... ed è stato accusato di mobbing! Certo; con le sue frasi avrebbe messo a rischio la salute del caporeparto.

giovedì, gennaio 10, 2008

E' INFONDATO l'assorbimento dell'IVC

Ricordate la vecchia RICHIESTA SPIEGAZIONI IN MERITO AL CEDOLINO PAGA DI APRILE 2007 e la superficiale risposta della direzione aziendale in merito alla mancata erogazione della IVC?

Anche il funzionario sindacale della FILCAMS era intervenuto, nel settembre 2007, sull'azienda.

Ebbene, con il mese di dicembre 2007 l'Azienda ha sanato il problema e liquidato tutti gli arretrati spettanti.

Di seguito il nuovo comunicato della FILCAMS.