
Il 2009 sarà un anno recordo di cassa integrazione, ha detto il presidente dell'Inps alcuni giorni fa, soprattutto di quella «ordinaria» (che si applica ai settori dell'industria, dell'edilizia e dell'agricoltura e che risponde a crisi di carattere transitorio) e di quella «in deroga» (che si applica a quei settori e tipologie di aziende che a norma di legge non ne avrebbero diritto). Solo a dicembre le richieste di cig sono aumentate, su base annuale, del 500%. L'impatto sociale è esplosivo. Per chi ne ha diritto, la cassa integrazione significa campare con non più di 800 euro al mese nella gran parte dei casi. Ma sono in molti a non avere diritto a nessuna misura di protezione. I precari a vario titolo innazitutto - i primi a 'saltare' - una giungla contrattuale che è andata infoltendosi negli ultimi anni e che oggi conta poco meno di 5 milioni di persone: secondo alcune stime sarebbero 350 mila i precari che, per effetto della crisi, ogni mese corrono il rischio di non vedersi rinnovato il contratto.
Ma anche tra i dipendenti sono in moltissimi - la metà del totale, secondo quanto indica l'indagine degli artigiani di Mestre - a non avere diritto a nessuna forma di protezione. La maggior parte di costoro (2,3 milioni) lavora nei servizi e poi, a seguire, nelle piccole e medie imprese del commercio (1,9 milioni), nell'artigianato (889 mila), nel settore del turismo (870 mila tra alberghi e ristoranti), nel credito e assicurazione (544 mila) e nella comunicazione (338 mila dipendenti). Se questo è l'ordine di grandezza dei numeri, appaiono a dir poco inadeguate le misure messe in campo dal governo.
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