Ora va fatta una consultazione vera, un referendum dei lavoratori.
Mobilitiamoci in queste settimane per cambiare il segno dello scalone che continua ad essere profondamente iniquo.
LA VICENDA PER NOI RESTA APERTA
Era il 2004
Il Governo Berlusconi-Lega decideva l’innalzamento dell’età per accedere alla pensione a 60 anni con 35 anni di contributi.
Di colpo tutti i lavoratori dipendenti lavorano da 3 a 4 anni di più, se hanno 40 anni di contributi devono attendere ancora da 6 a 18 mesi per la pensione. I coefficienti di calcolo per le pensioni di chi è a sistema contributivo (tutti i giovani di oggi) si applicano automaticamente senza una seria revisione relativa ai cambiamenti avvenuti.
• La tabella che accompagna la legge 243/2004 “sullo scalone”, redatta dal Governo Berlusconi e consegnata al Fondo Monetario e in Europa è la seguente:
Tra i risparmi fino al 2030 e le spese maggiori fino al 2050 il saldo positivo per lo Stato è di 13 miliardi di euro in 42 anni.
Siamo nel 2007
Cosa è accaduto sui conti della previdenza dal 2004 ad oggi?
• Dal 2007, sono aumentati i contributi per i lavoratori dipendenti dello 0,3%. Questo cambiamento vale 1 miliardo all’anno ed è strutturale, quindi agisce per sempre.
• Dal 2007 sono aumentati i contributi per i lavoratori parasubordinati del 4%. Questo cambiamento vale 1,2 miliardi di euro all’anno ed è anche esso strutturale.
• Dal 2007, grazie alla lotta al lavoro nero, l’INPS ha un attivo superiore di 2 miliardi all’anno rispetto al previsto. Anche questo dato è strutturale.
• Dal 2007 l’unificazione degli ispettori, delle sedi, dell’avvocatura, dell’informatica degli Enti previdenziali, comporta un risparmio di 800 milioni di euro all’anno. Ancora, si tratta di una modifica strutturale.
Con questi conti si dimostra che, togliendo dalla previdenza le spese per “l’assistenza” (che in tutti i Paesi europei sono a carico della fiscalità generale), in Italia il rapporto spesa per le pensioni/PIL è esattamente nella media europea (dati EUROSTAT).
2 commenti:
Respingo fortemente l'accordo sulle pensioni poiche' ad iniquita' si è sostituita altra iniquità.Come è possibile che i lavoratori nati nell'anno 1951 possano andare in pensione dal 1°luglio 2009 se nati nel 1° semestre e quelli nati nel 2°Semestre debbano attendere il 1° gennaio 2011 anche se dispongono di piu'anni di lavoro? Cosa serve aver raggiunto quota 95 o 96 se uno dopo il primo semestre 2009 deve andare in pensione a 59 anni? E' una colossale presa in giro! Ne terrro conto alle prossime votazioni.
Siamo stati costretti a fare quello che più temevamo; cancellare il commento di un'utente della Bacheca Sindacale che probabilmente ha dimenticato il principio che è alla base della possibilità di intervenire.
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